Sequestrato l’arsenale del clan Nappello a Piscinola

Chiaiano. Faida di camorra nella periferia Nord di Napoli: sequestrato arsenale di armi e munizioni agli Amato. Un arsenale di armi e munizioni di vario tipo è stato sequestrato dalla Polizia nel corso di perquisizioni condotte nelle abitazioni di due pregiudicati, Antonio Amato, 57 anni, e del figlio Vittorio, 30 anni. I due sono ritenuti alleati a Mario Nappello, fratello di Valerio, ritenuto il capo dell’ omonimo gruppo criminale attivo nella periferia Nord tra Chiaiano, Miano e Piscinola, dove è in corso una guerra a colpi di omicidi tra elementi emergenti della criminalità organizzata. Le due abitazioni si trovano tra Piscinola e Marianella, a circa un chilometro di distanza.In casa di Antonio Amato è stata sequestrata dagli agenti del Commissariato Scampia una “Smith & Wesson” modello 357 risultata rubata due anni fa, un caricatore di kalashnikov,e decine di proiettili di vario calibro. Nell’ abitazione del figlio, Vittorio,ra il letto matrimoniale e il comodino, i poliziotti hanno sequestrato una tela contenente sono stati sequestrati un mitra kalashnikov M92 con due caricatori contenenti 30 cartucce ciascuno, un centinaio di cartucce calibro 7.62 e calibro 357 magnum, una pistola 6.35 “FN Browning’s-baby” con 17 cartucce, risultata rubata ad Arezzo quattro anni fa, ed una pistola “Stoeger Cougar” 8000 L, calibro 9×21, con 13 cartucce, oltre a tre coltelli. Vittorio Amato è cugino di Salvatore Corrado, ucciso in un agguato di camorra il 30 settembre nel quartiere Miano insieme a Domenico Sabatino. Non era sgauranito anche il ripostiglio dove i poliziotti hanno trovato una pressa, completa di accessori, per il caricamento di cartucce di vario calibro, nonché una bottiglia in plastica, contenente polvere da sparo, numerosi bossoli, ogive ed inneschi di vario calibro, nonché olio per armi. Tutte le armi rinvenute, in perfetto stato di conservazione, sono state affidate agli esami tecnico-balistici della Polizia Scientifica, al fine di accertare se siano state usate nei recenti episodi di sangue, oppure l’intervento dei poliziotti ne ha impedito il loro utilizzo futuro. I due erano ritenuti affiliati al clan Lo Russo, decimato dagli arresti, e considerato perdente nello scontro per il riassetto degli equilibri criminali nella periferia Nord di Napoli. Le armi sono state affidate alla Polizia scientifica per accertare se siano state usate in fatti di sangue. Padre e figlio sono stati portati nel carcere di Poggioreale.

 


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