Fine pena mai confermata anche in Appello a Firenze per Luigi Orefice, l’imprenditore di Cellole in provincia di Caserta che ammazzò, fece a pezzi e poi nascose i resti del fratello minore, Rosario, in alcuni bidoni. Il caso era finito sui media nazionali e alla nota trasmissione “Chi l’ha visto?” a cui si rivolse la mamma perché per quattro anni della vittima non si seppe più nulla. Nel 2014 però ci fu il macabro ritrovamento dei resti di Rosario. Dalle indagini è emerso che i due fratelli si trasferirono a Casalguidi nel Pistoiese intorno al 2005 dove aprirono un’azienda che produceva vernici. I due fratelli però litigavano spesso per la conduzione dell’azienda e tra l’altro Luigi aveva evaso 80mila euro di tasse per conto della ditta e per questa ragione i rapporti tra i due erano profondamente compromessi. Il 30 aprile del 2010 ci fu una violenta lite tra i due. Dopo di che di Rosario che all’epoca aveva 38 anni, spari nel nulla. Secondo l’accusa i due fratelli ebbero una lite più accesa del solito al termine della quale Luigi ammazzò Rosario.Poi fece a pezzi il corpo e lo immerse in un bidone pieno d’acido. I resti della vittima furono ritrovati per caso nel 2014 dentro un bidone nascosto nel capannone sede dell’azienda, a Casalguidi. Due le autopsie eseguite su ciò che restava dell’imprenditore, tanto che i funerali furono rinviati per dodici mesi e si sono tenuti, a Cellole, solo l’anno scorso. Ieri è arrivata anche la sentenza di secondo grado: Luigi Oreficeè stato ritenuto colpevole di omicidio volontario e occultamento di cadavere, il tutto aggravato dalla premeditazione, aggravante che, invece, i giudici di primo grado avevano fatto cadere ritenendo che l’imputato avesse agito in preda a un raptus. Secondo la procura di Pistoia “nessun altro poteva volere la morte di Rosario”.