Il pentito Esposito: “Ecco tutti gli uomini del vertice del clan Contini”

E’ un lunghissimo atto di accusa contro i vertici del clan Contini il verbale di Carmine Esposito, ricco anche di omissis, depositato agli atti del processo contro una trentina di affiliati alla cosca del Vasto-Arenaccia. Il pentito svela i ruoli e i nomi di otto capi della cosca dei Eduardo ‘o romano uno dei fondatori dell’Alleanza di Secondigliano. Lo fa attraverso le foto segnaletiche che gli vengono mostrate dai magistrati della Dda di Napoli che stanno indagando sul clan. Il verbale viene riportato dal quotidiano Il Roma. Eccolo.

GENNARO ESPOSITO

“È Gennaro detto “tacchinella”. È un affiliato al clan Contini con il compito di gestire la droga. Lo conosco personalmente da diversi anni e lo ve- devo accanto ad Antonio Grasso detto ’o cuozzo. Tutto questo fino almeno al 2014. Non ho fatto affari di droga con lui ma mi risulta noto il suo
compito nel settore degli stupefacenti perché era fatto noto nell’ambiente malavitoso di cui parliamo. Stava a Poggioreale quando ero anche, io ero detenuto. Lui era stato arrestato nell’ultimo blitz di marzo scorso e si lamentava con me del fatto che non aveva soldi e che era detenuto anche il figlio. Oltre che con Grasso lo vedevo accanto a Enzo Tolomelli e Alfredo De Feo. Gennaro ha una certa età e ha le sue patologie, delle quale pure si lamentava. Si occupava di cocaina, come soggetto che teneva la cocaina del clan Contini2.

ANTONIO AIETA

“È detto “’o piccirillo”. È il cognato di Contini, Bosti e Mallardo. Prima del suo arresto era lui il reggente del clan. Lo conosco personalmente almeno dal 1995 al 1996 al Padiglione Firenze di Poggioreale. In assenza dei vertici comandava “’o piccirillo”. L’ho incontrato certamente qualche anno fa prima dell’ultimo arresto. Lui era a Sangiovanniello fuori al supermercato, vicino al pescivendolo. Lui stava solitamente la, per strada. C’era anche suo fratello Ciro e ci siamo salutati. Non ho fatto reato con lui ma lui mi conosce bene come ragazzo di strada. Ricordo che quando eravamo a Poggioreale tanti anni fa Ciro De Biase detto Ciruzzo o faiano, mi fece una scortesia. Io volevo vendicarmi, e lui, che vide la cosa perché eravamo a passeggio insieme, mi disse di lasciare perdere altrimenti l’avrebbe detto a mio zio Gigino e nacchella, vecchio appartenente al clan Licciardi che Aieta conosceva bene, ebbe cioè verso di me un atteggiamento amichevole invitandomi a non fare sciocchezze in carcere”.

ETTORE BOSTI

“Rassomiglia ad Ettore Bosti ma mi sembra che in foto sia più grasso. Ora che l’ho visto, nel 2014, non era così gonfio e aveva i capelli diversi. Trattasi di Ettore Bosti. Ne ho già parlato. Sull’omicidio di Ciro Fontanarosa ho avuto soltanto indicazioni per strada. Nell’ambiente della malavita di strada. Fontanarosa era una testa calda, un cane sciolto. Ettore lo voleva nel suo gruppo ma Ciro non voleva. C’era anche un cugino di Ciro che stava con Ettore e tentava di convincerlo a passare con Ettore. Una volta Ettore gli diede uno schiaffo per strada, al corso Garibaldi altezza Borgo San- t’Antonio. Ciro gli diede uno spintone per respingerlo e gli fece cadere gli occhiali. Ettore disse di raccoglierli ma lui disse di no. Poi ho saputo che è stato ammazzato”

SALVATORE COMITATO

“Se guardo meglio la foto riconosco Salvatore dell’uccelleria. Lui ha un negozio di ani- mali a San Giuvanniello. Era vicino ad Antonio Grasso e fa- ceva vari servizi a “’o cuozzo”, per ambasciate e tutto quanto servisse a Grasso. Sempre affari illeciti comunque. Poi Salvatore si indebitò fortemente e per questo dovette chiudere il negozio ma fu aiutato da Cuozzo per risolvere tutti i problemi economici con i fornitori, nel senso che impose ai fornitori di non chiedere più i soldi a Comitato”.

ANTONIO GRASSO

“È detto “’o cuozzo”. È un no- tissimo uomo del clan Contini. Io l’ho conosciuto meglio nel 2010 quando veniva a fare le riunioni a casa mia e poi mol- to meglio nel 2014 quando lui veniva a mangiare a casa mia e aveva una relazione con mia sorella Raffaella Esposito. È un personaggio di spicco del clan Contini. Uno che decide, che mette i prezzi sulla droga e sul- le quote che devono pagare gli spacciatore. Distribuisce le mesate, dubito che faccia le estorsioni di persona: raggiunto un certo livello questa gente non fa più direttamente ma manda gli altri o si fa portare le vittime davanti sé. Fa le scorribande con gli altri giovani delinquenti con i motori- ni per andare a picchiare la gente con le mazze”.

ANTONIO MUSCERINO

“È Antonio detto “Tonino ’o biondo”. Lo conosco da quando avevo 10 anni. Lui è del Settanta, ha due anni in meno di me. Eravamo due scugnizzi di strada, io nel Ponte di Casanova, lui nel Vasto. Ci siamo frequentati negli anni. Nasce criminalmente con i Licciardi, stava pirma con Peppe Scuotto ma dopo l’arresto di Scuotto si mise con Antonio Prota detto “’o malommo”’ e Calciani Luigi detto Gigino Pavarotti. Entrambi dei Licciardi. Divenne una persona di fiducia di Pierino Licciardi insieme a Francesco Matafora e Sasà “‘’o luongo”. Sasà Cervasio che è da anni andato fuori da Napoli. Erano uomini di Pierino Licciardi e se la facevano fuori all’ex teatro Ausonia. Poi Muscerino dopo la morte dei vari esponenti dei Licciardi, si distaccò dal clan e divenne referente dei Contini nel Vasto. E suo cognato Matafora andò con Gaetano Bocchetti detto Nannuzzo. Qualsiasi cosa si deve fare nel Vasto si va da Tonino. Anche se c’è da dire che lui è rimasto fedele a A Patrizio Bosti ed Eduardo Contini e a loro modo di fare: non mettersi in mostra e non farsi vedere. Invece ora gli affiliati sono più spavaldi e questo modo di fare Tonino non lo condivide. Infatti ora lui si è trasferito a Caserta e sul territorio del Vasto ci sono i suoi uomini di fiducia. Non gli dà un mensile fisso ma li fa partecipare a qualche affare, come ad esempio la gestione di una piazza di droga al Vasto. Tonino ad esempio acquista la droga partecipando alle puntate e partenze. Una parte la passa a questi due suoi referenti del Vasto per un certo prezzo e gliela lascia vendere senza pretendere altro guadagno anche sul surplus che quelli riescono ad ottene- re. Infatti è noto: chi sta con Tonino non prende la settimana ma è messo in condizioni di lavorare e non pretende il guadagno sopra. I soldi forti di Tonino li fa con l’usura e il cambio assegni. Da questo sistema traggono tutti beneficio. Certo con Tonino c’è l’incognita del guadagno perché se ad esempio c’è un blitz e non si può spacciare non si guadagna”.

VINCENZO TOLOMELLI

“Lo conosco di persona da anni, i rapporti più stretti li ho avuti nel 2014, quando ho cacciato i Brunetti per lui e per il clan Contini”.

PAOLO PEPILLO

“Lo chiamano Paoletto “’o mongolo”. Ha sposato la figlia di Antonio Morra, fratello di Eduardo Morra. Per un periodo ha gestito anche lui la piazza di fumo e cocaina nel Borgo di Sant’Antonio con Gennaro Granieri. Poi ci furono ammanchi e si divisero. Lui e Gennaro, il quale se non ricordo male si accollò l’ammanco e si tenne anche la piazza. Ora vende droga sul motorino con il telefonino. Paga anche la quota al clan. Infatti chi non ha la piazza fissa lavora con il telefonino e paga almeno 700 eu-ro e anche 1000 euro al mese in media. Più guadagni e più paghi”


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