Inchiesta fuga di notizie al clan Polverino, il gip respinge la richiesta d’interdizione per il generale Mango

 Respinta la richiesta di interdizione che la Dda di Napoli aveva avanzato nei giorni scorsi nei confronti del generale della Guardia di Finanza Giuseppe Mango, comandante interregionale del Veneto, indagato per rivelazione di segreto di ufficio. Lo ha deciso oggi il gip Claudio Marcopido, che ha accolto le richieste degli avvocati Ester Siracusa e Grazia Volo. Non sono note le motivazioni dell’ordinanza ma secondo indiscrezioni la richiesta non sarebbe stata bocciata per la mancanza degli indizi, ritenuti al contrario sussistenti, ma per la carenza di esigenze cautelari. Il generale delle Fiamme Gialle è stato indagato per aver riferito a un avvocato suo amico l’esistenza di un’indagine su una presunta attività di riciclaggio in cui sono coinvolti imprenditori e commercialisti. Successivamente il penalista avrebbe riferito l’informazione ad un suo cliente, precisando di averla appresa dal generale Mango. La conversazione fu registrata grazie alle microspie che erano state collocate su disposizione della Dda di Napoli. Dalle intercettazioni emerse anche il rimprovero che poco dopo il generale rivolse all’avvocato, al quale contesto’ di aver riferito la notizia, rivelandogli anche che la Procura era venuta a conoscenza della fuga di notizie grazie alle intercettazioni ambientali. Per quest’ultimo episodio la Procura di Napoli ipotizza nei confronti del generale Mango il reato di rivelazione dolosa del segreto mentre in relazione alla prima informazione data al penalista gli inquirenti hanno contestato una rivelazione di segreto colposa. L’ufficiale nei mesi scorsi precedenti era stato già interrogato dai pm di Napoli ed anche in quella occasione aveva ammesso di aver parlato con l’avvocato dell’indagine. L’inchiesta che ha coinvolto l’ufficiale della Finanza portò il 15 settembre all’esecuzione di nove misure cautelari nell’ambito di una più ampia indagine sulle attivita’ del clan camorrisitico Polverino (tre le persone finite in carcere, quattro ai domiciliari e due sono destinatarie dal divieto di dimora nelle province di NAPOLI e di Caserta. Tra i destinatari spiccava il nome di Carlo Simeoli, costruttore edile esponente dell’omonimo gruppo familiare imprenditoriale di Marano di Napoli. Venerdì scorso tutte le ordinanze sono state annullate dal Tribunale del Riesame.

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