Una lettera, una mossa a sorpresa in cui chiede di essere processato nominado i suoi avvocati e nella quale ammette alcune dei reati che gli vengono contestati. E’ il fantomatico Lelluccio ‘o parente, l’uomo dei Van Gogh per l’anagrafe Raffaele Imperiale da Castellammare di Stabia, il narcotrafficante più potente d’Europa legato agli scissionisti degli Amato-Pagano che da Secondigliano si sono spostati a Melito durante le tre faide di camorra che hanno insaguinato Seconglianio, Scampia e tutto il Nord di Napoli e che vive da latitante di extralusso a Dubai negli Emirati Arabi. Si è messo a disposizione della magistratura per essere processato scrivendo una lettera e rompendo così i meccanismi dell’elefantiaca burocrazia internazionale dopo che al Ministro degli Interni e a quella della Giustizia in questi giorni sono state consegnate una serie di interrogazioni parlamentari in cui si attacca il Governo italiano per la lentenzza con la quale si sta muovendo nel chiedere agli Emirati Arabi l’estradizione di un cittadino italiano sul cui capo pende un’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla magistratura napoletana nel gennaio scorso. La vicenda viene riportata da Il Mattino che ricostruisce la mossa a sorpresa di Lelluccio ‘o parente e riporta alcuni stralci della lettera.
Ha nominato due suoi avvocati – Maurizio Frizzi e Giovanni Ricco del foro di Genova – che dovranno rappresentarlo nel corso del processo che verrà istruito a Napoli di qui ai prossimi mesi: “In questo modo -si legge nella lettera – renderò possibile la celebrazione del processo a mio carico”. Una mossa non scontata, dal momento che, se Imperiale non fosse uscito allo scoperto con la ufficializzazione della nomina dei due legali, la Procura non avrebbe potuto chiedere il rinvio a giudizio nei suoi confronti, (in mancanza di un’acclarata conoscenza dell’indagato di essere sotto inchiesta). Una sorta di contropiede, quello di Imperiale, che supera di gran lunga l’immobilismo sull’asse Roma-Dubai, in materia di estradizione, dal momento che la Procura napoletana non riesce a ottenere gli arresti di Imperiale, da anni residente negli Emirati. Una situazione che non sembra dare segni di sviluppo. Anzi. Appena un paio di giorni fa, da Dubai è giunta a Napoli una nuova richiesta di atti, che al momento congela gli arresti di Imperiale. In sintesi, le autorità degli Emirati chiedono il passaporto originale di Raffaele Imperiale, non potendosi accontentare – almeno così scrivono – della semplice fotocopia autenticata presente a Napoli. Occorre il passaporto originale – insistono – se manca questo documento non si può avviare la pratica dell’estradizione. Un intoppo, l’ultimo, che rende quasi impossibile al momento mettere in esecuzione il provvedimento di arresto a carico del presunto boss del narcotraffico e del riciclaggio internazionale. Facile capire che la richiesta che arriva da Dubai non può essere corrisposta, dal momento che l’unico a possedere il passaporto originale è lo stesso Imperiale, che ha lasciato l’Italia anni fa, quando sul suo capo non pendeva una richiesta di arresto. Droga e riciclaggio le accuse mosse nei confronti di Imperiale e dei suoi presunti affiliati, al termine di un’inchiesta patrimoniale che in questi mesi ha fatto emergere non poche sorprese. Come le due tele di Van Gogh custodite a Castellammare di Stabia da almeno quattordici anni, beni per milioni di euro che rappresentavano un’ipoteca per la grande fuga di Imperiale e del suo socio storico, vale a dire quel Mario Cerrone che da un paio di mesi ha ammesso alcune accuse mossegli dalla Dda di Napoli. Inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice, decisivo in questi mesi il lavoro svolto dal pm Vincenza Marra (che ha curato soprattutto il filone patrimoniale di Imperiale), Stefania Castaldi e Maurizio De Marco. Ma cosa nasconde la lettera di Imperiale? Cosa c’è dietro la sua disponibilità ad essere processato a Napoli? A leggere le carte spedite in Procura, spiccano alcune ammissioni da parte del presunto boss. Non vengono chiamati in causa altri soggetti, non vengono accusate terze persone, pur ammettendo tutta una serie di accuse che in questi mesi sono state vibrate dalla Dda di Napoli. Stessa strategia di Mario Cerrone, suo ex socio, anche Raffaele Imperiale, diventa così un reo confesso. Non un pentito, ma un soggetto disposto a confermare buona parte delle accuse dei pm napoletani, oltre a consegnare alcuni beni che erano finiti nel mirino della Guardia di Finanza: le ville di famiglia (in senso allargato) disseminate sul territorio, terreni in via Campana, dieci auto dal valore di 40mila euro ciascuna, soldi e – naturalmente – anche le due tele di Van Gogh, che i vertici del museo di Amsterdam non vedono l’ora di tornare ad esporre.