Gli investigatori sono convinti che le frizioni nate per il controllo delle piazze di spaccio tra Miano, Chiaiano e Marianella sia frutto dello scontro tra il gruppo dei “capelloni” guidati dal boss Ciro Stabile e quelli di Miano legati al ras Valerio Nappello, considerato il braccio destro di Antonio Lo Russo, figlio del boss pentito Salvatore. Anche Nappello che fa parte del gruppo degli irruducibili dei “capitoni” e che non era affatto contento della gestione del clan da parte del boss, ora pentito, Carlo Lo Russo. Valerio Nappello è stato scarcerato a maggio scorso per un altro clamoroso caso di disattenzione giudiziaria e posto agli arresti domiciliari dove deve scontare una condanna per associazione camorristica. Era stato arrestato insieme con Luciano Pompeo e Carlo Lo Russo detto “Lellè”, altro esponente della famiglia dei “capitoni”. I tre erano imputati per il tentato omicidio di Giovanni Lista avvenuto nel marzo del 2014 per contrasti sentimentali all’interno stesso della cosca. Di lui ha parlato alla Dda di Napoli, il pentito Mario Lo Russo spiegando il suo ruolo apicale all’interno della cosca: “Miano versava 15.000 euro al mese , anche se la droga era fornita da noi stessi, ed anche se si rifornivano altrove, nel caso in cui noi non ne avevamo. La piazza di Miano era gestita da Salvatore Silvestri, Luciano Pompeo e Nappello Valerio”. Gli inqurenti con il passare dei giorni e dell’inchiesta che va avanti stanno delineando con certezza lo scenario che c’è dietro l’omicidio di Giuseppe Guazzo a Chiaiano e il duplice omicidio a Miano di Domenico Sabatino, e “Tatore” Corrado. Si è trattato di un botta e risposta tra i due gruppi, ognuno dei quali sta cercando di incunearsi nel vuoto di potere lasciato dai Lo Russo dopo gli arresti e i pentimentio eccellenti.