Morte in tangenziale: “Mormile era cosciente, non evitò la tragedia”

“La condotta di Mormile era cosciente e volontaria, la scelta di guidare contromano in Tangenziale da lui pienamente voluta e inserita nella sua scellerata azione, anche se del tutto priva di plausibile ragione e la possibilità di conseguenze negative in caso di collisione con altre auto consapevolmente accettata”. Sono queste le motivazioniracchiuse in sedici pagine e depositate dal giudice Rosa De Ruggiero che ha condannato a venti anni di carcere Aniello Mormile, il giovane che causò l’incidente che il 25 luglio di un anno fa costò la vita alla sua fidanzata Livia Barbato, studentessa 21enne di Fuorigrotta, e all’automobilista Aniello Miranda, 48 anni, piccolo imprenditore di Torre del Greco, marito e padre. Il giudice spiega anche che il giovane dj di Pozzuoli: “…Non ha fornito alcun contributo, né in fase di indagini né durante il giudizio, al fine di consentire una più agevole e precisa ricostruzione dei fatti e neppure ha manifestato alle persone offese il suo pentimento e il suo dolore per quanto accaduto, sentimenti che pure non si esclude che possa aver provato. E non risulta che si sia offerto di risarcire il danno ai congiunti delle vittime. La decisione di effettuare un’inversione di marcia sulla Tangenziale sia stata accuratamente valutata. Lo si desume dalle modalità attraverso cui Mormile effettua l’inversione a U, una manovra lenta, che dura circa 25/30 secondi. Inoltre, nei circa sei chilometri di guida contromano, Mormile non fece nulla per interrompere la guida pericolosa, eppure sul suo camino erano concretamente prospettabili numerose soluzion quali entrare nel casello di Agnano, transitare nelle aree di servizio presenti nel tragitto, oppure accostare nelle piazzole per la sosta di emergenza. Non siamo in presenza di un comportamento dell’imputato noncurante o avventato, non si tratta della mera rappresentazione e della volontà di non osservare le norme sulla circolazione stradale Mormile aveva consapevolmente posto in essere una condotta di guida palesemente grave e pericolosa per gli utenti della strada ma anche per se stesso e aveva accettato il verificarsi di una collisione con i veicoli che viaggiavano in direzione di marcia opposta.Lo attesta del resto la definizione che lo stesso dà delle sue gesta al momento in cui viene soccorso, una cazzata, così confermando una volta per tutte la consapevolezza e la volontarietà delle sue azioni. E, va detto, così quasi autoassolvendosi, ridimensionando a una bravata quello che è e resta un atto criminale”. . Contro la sentenza di condanna, la difesa di Mormile (avvocati Gaetano Baccari e Gaetano Porto) presenterà ricorso in Appello.


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