Napoli, quando i Mazzarella fecero la guerra ai nigeriani per il racket delle prostitute

Non è la prima volta che il clan Mazzarella si scontra con i Nord Africani presenti a Napoli. Quanto è accaduto ieri al mercato della Maddalena si era già verificato: ma per altri business: quello della prostituzione. C’è stato lo scontro con i nigeriani per il controllo della prostituzione al centro di Napoli che i Mazzarella hanno affrontato nel corso degli ultimi anni e in questo contesto si è registrato anche un omicidio coperto da omissis nel racconto del boss pentito di Forcella Maurizio Ferraiuolo: “…Prima che Peppe o ‘biondo uscisse dal carcere o comunque prima che fosse insediato quale reggente della zona, accadde un episodio: siccome alcuni extracomunitari gestivano la prostituzione, avendo “importato” ragazze giovani dai loro paesi di origine, invadendo l’intera zona della Ferrovia, mettendo in crisi il settore della prostituzione nella zona di Porta Nolana, esercitata da ragazze di colore africane, soprattutto tunisine, controllata dai Mazzarella che ci guadagnavano o perché ricevevano parte dei guadagno o perché coloro che fittavano alle ragazze le stanze per prostituirsi, situazione gestila da Maria a ‘spennata , suocera di Peppe Misso Jr, detto Peppe o ‘ chiaffo, e dalla moglie di questi e dalla sorella maggiore, pagavano ai Mazzarella. Per tale ragione fill”ono individuati gli extracomunitari che gestivano questo nuovo giro di prostituzione e ci andarono parlare Antonio Macri , Fabio Veronese con una mazza pronto per pestare qualora non avessero accettato le loro richieste, mentre Massimo Castellano li guardava a distanza armato di una o due pistole, una delle quali comunque perse sul posto. Antonio Macrì e Fabio Veronese tentarono di imporre un ‘estorsione settimanale di grosso importo agli extracomunitari, e gli intimarono che comunque le loro ragazze avrebbero dovuto utilizzare presso le case di loro pertinenza . ……  Nel frattempo il Massimo Castellano venne arrestato per inottemperanza al! ‘obbligo di firma e sottoposto a regime domiciliare. Ma non credo che fosse  coinvolto nelle indagini dell ‘omicidio. A proposito di questi soggetti ebbi una discussione con Peppe o ‘biondo perché ritenevo di non dover pagare euro 3000 al mese, mille per ciascuno dei 3 detenuti, cosa che dicevo, benché il reato non fosse stato commesso nella mia zona di Forcella e della Maddalena . … ·: ….. … omissis … ……….. . . Anche quando uscì dal carcere Criscuolo Alfonso ebbe a ripetersi la stessa situazione sia nel senso ‘che io continuavo a pagare il mensile ai tre detenuti, sia nel senso che fu nuovamente richiesto a mia cugina di pagare. Decisi di andare sotto casa di Criscuolo e Fabio D’ Amico mi seguì con il suo motorino. Io ero armato…Il Criscuolo abita alle Case Nuove, ma lo incrociammo quasi sotto casa del suocero, in Porta Nolana. Fabio D’Amico mi disse che voleva parlargli lui prima e lo avvicinò. Io rimasi un poco distante. Fabio D ‘Amico gli parlò e noi ci guardammo soltanto. Il Criscuolo da lontano fece segno con le mani che era tutto a posto.Da allora non furono piu’ chiesti i soldi a mia cugina, fino al momento della mia latitanza..”


Articolo precedenteGrandi opere: 21 arresti in tutta Italia. Ci sono anche i lavori della Salerno-Reggio Calabria
Articolo successivoAfragola, è morto il 12enne investito da uno scooter: i genitori vogliono donare gli organi