Una lettera arrivata troppo tardi. Un patrimonio di oltre 500mila euro sottratto a poco a poco con l’inganno e la paura. Una storia che a quattro anni di distanza nasconde tanti misteri, ma anche qualche certezza. La bara di C. A., anziana nocerina di 80 anni, morta nel gennaio del 2012, è stata aperta ieri mattina per svelare un mistero e forse un delitto. Il sostituto procuratore Valeria Vinci, insieme al medico legale torinese Roberti Testi e al capitano della Guardia di finanza di Nocera Inferiore, hanno aperto quella tomba per verificare – qualora sarà ancora possibile a quasi cinque anni di distanza – se C. A. è stata uccisa. Una storia strana, a tratti misteriosa, quella della 80enne nocerina. Benestante, senza parenti prossimi se non una cugina che vive al Nord, aveva due fratelli – entrambi dipendenti delle Poste – morti anch’essi senza essersi mai sposati e senza avere figli. I tre fratelli avevano lavorato per una vita intera, vivendo senza troppe pretese e accumulando un patrimonio di oltre 500mila euro tra buoni fruttiferi postali, soldi in contanti e appartamenti. Un patrimonio “sparito” con la morte dell’80enne, nel gennaio del 2012. Una morte strana, improvvisa, avvenuta dopo aver intestato gran parte dei suoi beni a degli estranei, vicini di casa, persone che la conoscevano e la aiutavano nelle piccole incombenze quotidiane. Una morte, però, annunciata – in qualche modo – da una lettera inviata dall’anziana alla sua cugina adorata al Nord nella quale faceva intendere le sue preoccupazioni riguardo alla “necessità” di intestare le sue proprietà a estranei. Un atto che – suppone la Procura – le è stato estorto incutendole paura. Ma quella lettera è arrivata troppo tardi. C. A. era già morta nel gennaio del 2012. Un edema polmonare, scrissero allora sul certificato di morte, e poi i postumi di un tumore. Una malattia della quale la donna non ha mai sofferto. Quel sottinteso grido d’aiuto alla cugina lontana è rimasto per quattro anni nei fascicoli della Procura di Nocera Inferiore, alla quale la parente lontana ha continuato a scrivere chiedendo di indagare. La svolta quando la Guardia di finanza, su input del pm Valeria Vinci, ha ricostruito il patrimonio dell’anziana. Atti notarili, buoni fruttiferi, beni nelle mani di “estranei” che sono finiti nel registro degli indagati per estorsione, falso in atto pubblico e omicidio. Tra gli indagati anche un notaio e un infermiere. Due elementi essenziali della storia. A cinque anni di distanza sarà difficile scoprire se A. C. è stata uccisa. Ma bisogna tentare di capire. E ieri mattina, il medico legale Roberto Testi ha prelevato tessuti organici, capelli dell’anziana, con un atto “ripetibile” disposto dal pm, per ricostruire le cause della morte. L’ipotesi è che, al di là dell’ipotesi estrema dell’avvelenamento con un vero e proprio veleno, la donna possa essere stata uccisa con una dose massiccia di farmaci iniettatele da un esperto. Ma le tracce di quei farmaci, senza un campione di sangue, potrebbero non essere più rintracciabili. Questo probabilmente resterà il mistero di tutta la storia. Resta ed è già provato quanto accaduto prima di quel giorno. Prima della morte. Donna accorta e premurosa, fino alla fine, come raccontano le numerose testimonianza acquisite in questi anni di indagini. Buona e generosa con tutti coloro che le volevano bene. Donna ancora cosciente di quello che le accadeva intorno come testimonia quella lettera inviata pochi giorni di prima di morire dalla quale si evincono preoccupazioni e presagi funesti. Una vicenda che potrebbe riservare molto presto colpi di scena clamorosi.
Rosaria Federico