“Non chiedevo di trattare direttamente io le indagini sulle persone che conoscevo. Neanche ricordavo di avere i dati del cellulare di Fabio Quagliarella sul computer. pensavo di avere buttato il file. Non ne conoscevo il contenuto. Il telefonino aveva un virus e io lo formattai. Operazione che richiede il travaso dei dati su un computer sicuro, per poi essere rimessi sul cellulare” Ha provato a difendersi, ieri mattina, Raffaele Piccolo, il poliziotto stalker dei vip di Castellammare di Stabia, accusato di aver perseguitato il calciatore Fabio Quagliarella, l’artista Guido Lembo e altri professionisti. Ieri mattina eÌ€ comparso in aula nel Tribunale di Torre Annunziata dove si sta celebrando il processo a suo carico per stalking e minacce. Ha raccontato la sua versione dei fatti, dopo un lungo processo e le tante accuse mosse nei suoi confronti.In servizio alla polizia postale di Napoli, Piccolo avrebbe guadagnato la fiducia delle sue vittime, per poi approfittarne. Lettere anonime, messaggi, minacce: un modus operandi, per poi approfittare della situazione.Interrogato dal pm Barbara Aprea, dal giudice Ernesto Anastasio e da tutti gli avvocati di parte civile, prima che i suoi legali gli facessero qualche domanda per provare a smontare la tesi accusatoria. Il suo racconto eÌ€ stato pieno di “non so” e “non ricordo”, con qualche contraddizione puntualmente evidenziata dai legali delle vittime. Il processo proseguiraÌ€ ancora con i testimoni di difesa e, entro fine anno, con la sentenza. Se Piccolo sia stato lo stalker dei vip saraÌ€ il giudice a deciderlo.