Omicidio Ottaviano, il racconto dei due zii pentiti Francesco e Alfonso Mazzarella

“Non puo’ certo negarsi che Luciano Mazzarella nutrisse sentimenti profondamente ostili nei confronti del cugino… Causa dei dissapori era probabilmente anche il modo in cui Andrea Ottaviano aveva gestito il mantenimento delle famiglie dei detenuti nel periodo in cui il cugino era detenuto, e che generava malcontento”. Lo scrive il gip, Marcello De Chiara, nel provvedimento prescrittivo notificato in carcere a Mazzarella. Circa 50 pagine in cui la ricostruzione dell’omicidio confronta le dichiarazioni di ben nove pentiti ‘di peso’ del clan, in larga parte combacianti e su un punto perfettamente coincidenti: Luciano Mazzarella e’ mandante e autore materiale dell’omicidio di Ottaviano. Il principale di questi pentiti e’ Francesco Mazzarella, zio dell’omicida e della vittima. Andrea Ottaviano fu attirato in una trappola nell’appartamento di un cugino, ebbe una discussione probabilmente accesa con Luciano Mazzarella, per una questione legata a 1.500-2.000 euro di guadagno delle estorsioni che aveva trattenuto per se’, fu ferito a colpi d’arma da fuoco, inseguito per strada in via Miccoli, e colpito di nuovo. Morira’ in ospedale il 12 giugno di cinque anni fa, il giorno dopo l’appuntamento fatale. Le forze dell’ordine avevano trovato 4 bossoli calibro 9 in strada, ma solo quaranta ore dopo erano riuscite a entrare nell’appartamento teatro dell’omicidio perche’ sia Mariarca Riera, che lo abitava, sia Luisa Mazzarella, sua suocera e zia dell’omicida, avevano tentato in ogni modo di impedirlo. Le indagini dei militari dell’Arma hanno ricomposto un puzzle di verbali, rilievi, dichiarazioni anche fuorvianti delle persone che potevano avere notizie dell’accaduto, arrivando al quadro che ha portato alle misure cautelari di oggi. Ed e’ una intercettazione che riguarda la moglie della vittima, Patrizia Mormone, a fornire la prima traccia concreta: “e vabbuo’ ma pe’ gelosia s’accire accussi’, ma poi o’ sang’ tuoi accir” (e va bene ma per gelosia si uccide cosi’, ma poi uccidi il tuo sangue, ndr), dice la donna al suo interlocutore. La conversazione, ascoltata un mese dopo l’accaduto, faceva riferimento esplicito all’autore dell’omicidio come persona legata da vincoli di sangue alla vittima. E Luciano Mazzarella, cugino del morto, scarcerato dopo due anni nel 2010, di ‘problemi’ con Andrea Ottaviano ne aveva avuti molti. Per Francesco Mazzarella, nutriva sentimenti di gelosia verso il cugino, legati soprattutto al fatto che godesse con il fratello Paolo della protezione di Vincenzo Mazzarella, zio materno sia di Luciano che di Ottaviano, e capo del clan. Andrea Ottaviano si stava guadagnando un posto di primo piano dentro la cosca, quello stesso che voleva Luciano Mazzarella. Luciano riusci’ a ottenere dal boss, dopo un primo scontro con il cugino, il controllo delle piazze di spaccio di Forcella, ma questo non gli bastava. Cosi’ ‘piazzo” 10 bancarelle sue nel mercato della Maddalena, area che in base agli accordi toccava a Ottaviano. Discussioni, scontri anche fisici tra i due, infine l’appuntamento nell’appartamento e l’omicidio. Uno dei pentiti, Alfonso Mazzarella, fratello di Francesco, spiega anche che Luciano Mazzarella, subito dopo il delitto, “tutto sporco di sangue” era andato da Antonietta Virenti, moglie di Vincenzo Mazzarella, all’epoca detenuto, e per questo la massima autorita’ all’interno del clan, e le aveva detto di aver sparato cinque colpi di pistola contro il cugino ma perche’ questi gli aveva dato uno schiaffo durante una lite legata alla gestione delle estorsioni “a Forcella, la Duchesca e San Gaetano”. Il delitto era stato interno al clan e andava giustificato.

 

 


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