Racket al Vomero, solo 7 anni di carcere al boss Cimmino

Condanne lievi rispetto alle accuse  e alle richieste della Dda di Napoli per “Gli amici del Vomero” guidati dal boss Luigi Cimmino. Il capocosca e i suoi quattro fedelissimi  hanno incassato pene complessive per meno di 30 anni di carcere al termine del processo che si è svolto con il rito abbreviato davanti al gup Umberto Lucarelli. Sette anni di carcere è la pena decisa per il boss Cimmino, 6 per Luigi Festa, 5 anni e 4 mesi per Pellegrino Ferrante e Raffaele Montalbano, 4 anni e 8 per Pasquale Palma, genero di Cimmino. Erano tutti accusati di tentata estorsione con l’aggravante della modalità camorrista e associazione mafiosa. Avevano preso di mira una ditta edile impegnata nei lavori di ampliamento dello svincolo della zona ospedaliera della Tangenziale di Napoli e una ditta che si era aggiudicata l’appalto per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’ospedale Cotugno. Per il Comune e le associazioni antiracket, costituitesi parte civile, è stato riconosciuto il diritto a ottenere il risarcimento di un danno morale. L’inchiesta culminò a marzo scorso in una prima ondata di arresti, Cimmino fu scarcerato dal Riesame e tornò in cella a luglio dopo un periodo di irreperibilità: lo stanarono a Chioggia nel marzo di quest’anno. Quando uscì in manette dalla caserma al Vomero un gruppo di parenti e amici lo salutò con applausi e baci urlati. Lui, il boss, varcò la soglia del carcere in silenzio. Era stato scarcerato da non molto, dopo un periodo di lunga detenzione, e secondo le accuse di inquirenti e collaboratori di giustizia, con la libertà aveva progettato di riprendere anche il potere criminale. Un pentito ha raccontato che il boss aveva come obiettivo quello di “mettere tutti in ginocchio”.

 

LE CONDANNE

LUIGI CIMMINO 7 ANNI

LUIGI FESTA 6 ANNI

PELLEGRINO FERRANTE 5 ANNI E 4 MESI

RAFFAELE MONTALBANO  5  ANNI E 4 MESI

PASQUALE PALMA 4  ANNI E 8 MESI

 


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