Napoli. Rogo a Città della scienza: il pm chiede sei anni di reclusione per il vigilantes in servizio quella sera, accusato di incendio doloso. Paolo Cammarota, l’ex vigilante di Città della scienza, accusato di non aver controllato e di aver fatto entrare i complici nel museo, la notte del 4 marzo del 2013, per la Procura deve essere condannato. La ricostruzione in aula dei pm Michele Del Prete e Ida Teresi è forte: “cattiva gestione, assoluta mancanza di controlli e omertà all’interno di Città della scienza” e a proposito del movente la Procura individua il risarcimento dell’assicurazione antincendio che “ha consentito di incassare un milione di euro subito – ha detto il pm Del Prete – e di chiudere una transazione di 18 milioni di euro (su 36 che erano previsti)”. Le indagini hanno permesso anche di verificare le condizioni in cui versavano i conti della Fondazione Idis, nei rapporti triangolari tra Coroglio, le casse della regione e il Ministero. “caos o disordine contabile” lo ha definito il pm Teresi e “Assenza di controlli per oltre dieci anni, nessuno verificava come venivano investiti i finanziamenti pubblici”. Nel processo che sta per concludersi l’unico imputato però è Cammarota, l’ex vigilante in servizio quella sera, al museo di Coroglio. Come riporta Il Mattino in un articolo apparso oggi. “Un soggetto determinato, conosceva i luoghi e aveva la possibilità di spalancare le porte della mostra ai suoi probabili complici, era legato a una donna che aveva fatto la cassiera ed era stata allontanata per degli ammanchi. È parente di un soggetto legato al clan D’Ausilio, mentre due collaboratori di giustizia (Cepollaro e Fontanella) lo riconoscono come un soggetto legato a parcheggiatori abusivi della zona. Un facinoroso – lo ha definito Del Prete – che come doppia attività fa il parcheggiatore abusivo. Insomma, l’uomo giusto al posto giusto”. Secondo la Procura nel corso delle indagini non sono mancati i depistaggi e l’omertà: “In questa indagine, abbiamo registrato la stessa condotta di omertà che si registra nei processi per camorra – dicono – Abbiamo captato l’odio e il risentimento di Cammarota nei confronti del dirigente della fondazione Idis Vincenzo Lipardi. Si dice pronto a fargliela pagare, a lui e alla sua famiglia, riferendosi a Lipardi; diverse sono le allusioni captate dalle microspie”. Cammarota sapeva di essere intercettato, perché così gli era stato confidato da un altro soggetto alla struttura di Città della scienza ed è in questo scenario di livori che Cammarota aggiunge: “Deve pagare le pere cotte, deve pagare le pere cotte, loro fanno i fatti e poi camminano con le auto da centomila euro…”. Proprio la condotta di Cammarota per quella sera, secondo la Procura, è sintomatico di come fosse tutto organizzato: “Quella notte, chiese di fare la ronda serale; l’ultimo giro era stato fatto alle 17, e per quattro ore e mezza, la struttura è stata nelle sue mani. Conosceva bene i codici per annullare l’allarme sonoro, anche se a noi è venuto a mentire. Perché mentire? Tutti i suoi colleghi e capistruttura erano a conoscenza dei codici, era un loro dovere attaccare e spegnere l’allarme acustico. Possibile che, pur essendo rimasto solo in quella struttura, non si è accorto di nulla?”. La prima segnalazione d’allarme arrivò da un pescatore, mentre il vigilante non si era accorto che alle sue spalle c’era l’inferno. Durissime le accuse della Procura alle quali dovrà rispondere la difesa di Cammarota e gli avvocati costituiti parte civile per Città della scienza, l’avvocato Ilaria Criscuolo che assiste l’associazione Le Nuvole e l’avvocato Giorgio Fontana per l’agenzia di assicurazioni che ha pagato un premio assicurativo di 19 milioni di euro.