Era il custode dell’arsenale del gruppo di Waletr Mallo, ritrovato dai carabinieri il 14 aprile del 2016 a Miano e composto da 4 pistole, 1 fucile e diverse munizioni all’isolato 59 del rione Don Guanella. Da ieri Rydy Rizzo, 31 anni è in carcere con l’accusa di associazione camorristica e porto d’armi. E’ lui il “Rudy” di cui si parlava nelle intercettazioni ambientali ascoltate per mesi dai carabinieri prima dell’arresto del boss “idealista” e amante di Che Guevera e cultore dei social. Grazie a una cimice piazzata in un appartamento usata come “base logistica” dal gruppo che voleva cacciare i Lo Russo da Miano i carabinieri sono riusciti il 5 maggio scorso ad arrestato il giovane capo insieme ai suoi due killer e fedelissimi Vincenzo Danise e Paolo Russo. Dopo l’arresto dei suoi compagni si era fatto tatuare sul braccio un kalashnikov e i nomi di tre suoi amici, tra cui quello del boss, finiti in cella. Ad incastrare Rizzo sono state le intercettazioni registrate nell’abitazione di Walter Mallo, che – sempre secondo gli inquirenti – aveva avviato una guerra contro il clan Lo Russo, i cosiddetti “capitoni”, a cui voleva strappare l’egemonia negli affari criminali nel rione Don Guanella. Un gesto sfociato in numerose sparatorie, tra cui quella in cui lo stesso Mallo venne ferito e per la quale è indagato anche il boss Carlo Lo Russo. La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli contesta a Rizzo l’associazione a delinquere e la detenzione di armi. Lo scorso 14 aprile, in un’operazione congiunta della Squadra Mobile e dei carabinieri, vennero sequestrate nell’isolato 59 del rione Don Guanella, roccaforte dei Mallo, quattro pistole, un fucile e diverse munizioni. La casa dove Walter Mallo abitava era stata letteralmente ‘espropriata’ alla legittima proprietaria. In una delle stanze, il boss della lacrima (ne aveva una tatuata sotto l’occhio sinistro, ndr), custodiva anche un rettilario con un pitone.
L’uccisione di Walter Mallo, a capo dell’omonimo gruppo del rione Don Guanella di Napoli, entrato in forti contrasti con il clan Lo Russo, doveva essere di esempio per tutti: il boss Carlo Lo Russo, ora collaboratore di giustizia, ordinò che dopo l’uccisione, il killer Luigi Cutarelli doveva tagliargli la testa e metterla in un water da esporre in mezzo al rione. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, Francesca Ferri, nei confronti di Rudy Rizzo, 31 anni, arrestato a Napoli dai carabinieri della Compagnia Vomero. Il progetto era definito nei dettagli ma non fu portato a termine. Il boss pentito spiega come mai gli era venuta in mente questa macabra soluzione: “Avevo pensato di mettere la sua testa nel water perché si chiama Walter, ha lo stesso nome della tazza del gabinetto”. Mallo – emerge ancora dall’ordinanza – dava fastidio, voleva comandare, pretendeva i soldi dalle piazze di spaccio e con i suoi uomini era arrivato addirittura a sparare fino sotto l’abitazione del boss Carlo Lo Russo, in via Janfolla: prepotenze inaccettabili che tanto il capoclan decise di punirle – come testimoniano anche alcune intercettazioni telefoniche e ambientali – con una sentenza di morte per lui e i suoi sodali.