Scafati. “Dopo le elezioni chiesi a Lello Lupo delle promesse fatte dal sindaco Aliberti, dei lavori che doveva dare ad Alfonso Loreto, Luigi Ridosso e Gennaro”: Romolo Ridosso, scioglie le riserve che in questi mesi – a partire dal suo arresto – lo hanno accompagnato e decide di raccontare quello che sa. Pentito? Non ancora incluso in un programma di protezione per i collaboratori di giustizia, Romolo Ridosso, si allinea ad Alfonso Loreto e racconta oltre che dei rapporti con i suoi sodali anche quelli tra il clan di cui fa parte e i politici scafatesi. L’8 settembre, il sostituto procuratore dell’Antimafia, Vincenzo Montemurro, raccoglie parte di quei racconti in un verbale che è stato depositato ieri dinanzi ai giudici del Tribunale del Riesame di Salerno che stanno valutando la richiesta di arresto del sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, del fratello Nello Maurizio, Luigi Ridosso jr e il cugino Gennaro, figlio di Romolo. Il collaborante: “Ricordo che si parlò di lavori relativi alla Copmes e ricordo ancora che dovevamo costituire una cooperativa per la gestione di una piscina”. Lo dice a proposito del patto pre-elettorale con il primo cittadino di Scafati fatto in prossimità delle elezioni amministrative del 2013 e di quelle Regionali del 2015. E proprio a proposito della campagna elettorale per Monica Paolino, moglie di Aliberti e attuale consigliere regionale, Ridosso sostiene: “Prima del mio arresto ho svolto campagna elettorale per la Paolino oltre che a Scafati, Santa Maria la Carità, Gragnano, Marcianise, dove mi sono recato in compagnia dell’avvocato Mosca (la sua ex compagna, oggi testimone di giustizia proprio per le minacce subite da Romolo Ridosso)”. Monica Paolino, candidata nel collegio di Salerno, nel 2015 fu eletta. Il collaboratore, probabilmente all’epoca non sapeva che la campagna elettorale nei comune del napoletano e in provincia di Caserta sarebbe stata inutile visto che in quei collegi la Paolino non era candidata. Ma il suo ‘prodigarsi’ per l’elezione della moglie del sindaco arrivò fino alla Provincia di Caserta, da tale Giovanni ‘uomo di fiducia e braccio destro di Michele Frongillo’ al quale Ridosso avrebbe consegnato dei volantini elettorali di Monica Paolino che gli erano stati consegnati dal fratello del sindaco, Nello Aliberti. Michele Frongillo è uno dei collaboratori di giustizia, ex boss del clan dei Casalesi che ha parlato anche dei rapporti tra politica e camorra, nell’area casertana e napoletana.
Ridosso racconta, in quello che dovrebbe essere anche un verbale illustrativo, che Alfonso Loreto, Luigi e Gennaro Ridosso, con l’intervento di ‘qualcuno al Comune hanno avuto dei lavori al Centro commerciale di Scafati, tramite la ditt di Roberto Cenatiempo”. E poi racconta dei problemi che il gruppo ebbe con il consigliere Roberto Barchiesi, eletto nella lista Grande Scafati a sostegno di Pasquale Aliberti sindaco, al posto di Andrea Ridosso. “So che ci firono problemi tra Roberto, lo zio di Alfonso e Luigi Ridosso. Alfonso Loreto e Luigi – dice Romolo Ridosso – pretendevano da Roberto che era stato eletto con i loro voti, un interessamento più incisivo presso il sindaco per favorire le loro ditte poiché si sentivano traditi. So che Roberto si recò all’appuntamento con un registratore ma fu scoperto e quindi picchiato”. Una circostanza raccontata anche da Alfonso Loreto che, molto più preciso, racconta i motivi dello scontro con Barchiesi.