“Se ci offrite un fiore lo accettiamo” era questa la frase convenzionale con la quale i poliziotti corrotti della stradale di Napoli chiedevano “le tangenti” ai malcapitati automobilisti fermati quasi sempre sulla Statale 268 la strada che corre attorno al Vesuvio. Si è scoperto che esisteva addirittura un tariffario: da 20 a 50 euro in base all’infrazione contestata. Il prezzo per girarsi dall’altra parte rispetto ad irregolarità create ad arte. Una miseria per farsi corrompere. Non cifre elevate. Ma incassi costanti ogni giorno in modo da potersi permettere un tenore di vita più elevate rispetto ai tanti colleghi onesti che ogni giorno sono in strada anche a rischiare la vita. E c’è stato anche chi come due sottoufficiali per fare carriera hanno addirittura simulato un conflitto a fuoco con un’auto in corsa esplodendo 11 colpi di pistola in aria. L’auto in verità era ferma e si trovava nei pressi di un campo Rom a Giugliano dove dimorano persone di loro conoscenza. E per questo che ieri la Procura di Nola ha emsso nei confronti delle 13 “divise sporche” altrettante misure cautelari di sospensione dal servizio per sei mesi. E’ stata la dettagliata denuncia  di un’imprenditore dell’agro nolano-acerrano che ai magistrati ha raccontato di aver subito una vera e propria persecuzione da parte del gruppo di poliziotti della stradale del compartimento di Napoli. L’imprenditore, infatti, era esasperato perché i suoi autocarri erano fermati di continuo con i pretesti più vari. Dopo un po ha capito che non si trattava di una coincidenza. Le intercettazioni ambientali hanno consentito di incastrare i tredici e di ricostruire nel dettaglio gli episodi di cui si sono resi responsabili. In una circostanza, per esempio, fermano un piccolo imprenditore edile che ha svolto lavori nella loro caserma ed è amico del loro ex dirigente, Maurizio Casamassima. Commentano così: “Siamo proprio iellati!”. Ma in un altro caso ignorando che nell’auto c’era una cimice che ascoltava tutte le loro conversazioni dicono: “Abbiamo trovato il pollo”, dopo aver fermato n automobilista dalle apparenze benestanti. Sono tutti accusati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità , abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici, simulazione di reato e danneggiamento aggravato. Accuse infamanti e un’inchiesta che ha svelato lo squallido sistema messo in piedi dal gruppo di poliziotti infedeli. Gli agenti intimorivano i fermati per un controllo stradale, contestando vere o presunte infrazioni al Codice della strada «in maniera tale da riuscire ad ottenere un assoggettamento psicologico delle vittime inducendole infine a fornire loro somme di denaro», come ha affermato ieri il Procuratore di Nola Paolo Mancuso.