Torre del Greco, il figlio della compagna del boss voleva uccidere il padrino Gegè Gargiulo

Ci doveva essere anche un omicidio eccellente durante la reggenza del clan Falanga a Torre del Greco da parte del gruppo legato a Maurizio Garofalo, “The king of Narcos”. Si tratta del vecchio boss Carmine Gargiulo detto Gegè, che pur essendo ancora in carcere (la sua detenzione dovrebbe scadere nel febbraio del 2011) sta usufruendo di permessi premio tornando spesso a Torre del Greco sua città natale. Il vecchio boss, oramai sessantenne, era diventato l’obiettivo di Michele Di Maio, il figlio di Raimonda Sorrentino, la nuova compagna del boss Maurizio Garofalo. Lo ha raccontato agli inquirenti il “traditore” Giuseppe Pellegrino che ha anche spiegato il motivo. Il giovane voleva vendicare l’omicidio del padre che a suo dire era stato ucciso proprio da Carmine “Gegè” Gargiulo.  Secondo quanto raccontato ai carabinieri da Pellegrino il giovane Di Maio gli aveva chiesto più volte una pistola per compiere l’omicidio anche perché sapeva che il boss, nuovo compagno della mamma, ne aveva dato ben due a Pellegrino da conservare. Il traditore però nonostante le insistenze del giovane non gli ha mai consegnato la pistola. Gegè Gargiulo insieme con i fratelli è stato uno spietato killer tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta e autore insieme con il fratello  Vittorio, lo zio Ciro, Giovanni Esposito e Francesco Cozzuto della famosa strage del Venerdì Santo o della Taverna del Buongustaio. Era il primo aprile del 1988 e la tradizionale processione del venerdì santo dalla basilica di Santa Croce era partita da pochi minuti: un commando di fuoco – nascosto dietro una vetrata per osservare il vialetto d’accesso al ristorante – fece irruzione nella Taverna del Buongustaio, dove erano seduti a tavola sei esponenti di spicco del clan Galliano-Mennella. I killer aprirono il fuoco all’impazzata impugnando una lupara e una calibro 38 special: sotto i colpi dei sicari caddero subito Ciro Fedele – erede di Raffaele Galliano, trucidato un anno e mezzo prima – e il suo braccio destro Antonio La Rocca. Il terzo obiettivo – il gregario Giuseppe Magliulo – era riuscito a sfuggire all’agguato, ma fu raggiunto e freddato da una raffica di colpi. Tra le vittime rimaste a terra, un innocente cameriere: Domenico Di Donna, 61 anni, stava servendo al tavolo sbagliato nel momento sbagliato e si trovò sulla traiettoria dei proiettili.

 (nella foto Michele Di Maio)


Articolo precedenteNapoli, accoltellato a scuola per il gip l’aggressore è “già fortemente influenzato da modelli di comportamento delinquenziali”
Articolo successivoLondra si scusa e cambia moduli sugli studenti italiani