Torre del Greco, il boss Garofalo promise mille euro a Domenico Vitiello per uccidere Marco Palomba

“Si devono buttare due botte a Marco Palomba”. E’ stata la richiesta esplicita che  il boss di Torre del Greco, Maurizio Garofalo aveva fatto a un suo affiliato nel 2014. Poi non se ne fece più niente perchè si cambiò obiettivo e poi è arrivato l’arresto di Maurizio ‘o pullire “The king of Narcos”. E’ stata una storia di amore ed odio, ma soprattutto odio quella tra Marco Palomba (pentito) e Maurizio Garofalo a Torre del Greco. Facevano parte dello stesso clan, i Falanga, ma nessuno di fidava dell’altro e ognuno voleva imporre il proprio predomino sull’altro per quel che riguarda le piazze di spaccio.  Ognuno ha tentato di uccidere l’altro negli ultimi anni. Come ha raccontato la pentita Barbara Pompeo prima Marco Palomba, anch’egli collaboratore di giustizia, aveva dato mandato a Ciro Gallo di Torre Annunziata di uccidere Garofalo ma la cosa non si fece perchè i clan oplontini volevano entrambi morti perché non avevano pagato alcune forniture di droga. A raccontare invece la storia della volontà di uccisione di Marco Palomba da parte di Garofalo è stato invece un altro pentito torrese, Domenico Vitiello, compagno dell’altra pentita Rosa Pompeo, sorella di Barbara e di Aniello, anch’egli collaboratore di giustizia Le sue dichiarazioni sono contenute nelle 800 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Egle Pilla la scorsa settimana e che ha colpito una ventina di affiliati alla cosca dei Falanga tra cui gli stessi Palomba e Garofalo. Ecco cosa ha raccontato alla Dda il pentito Domenico Vitiello nel verbale del 13 maggio 2013:

“Nel gennaio’13, premesso che nel dicembre precedente io avevo litigato sia con Marco Palomba – per i motivi che poi vi dirò – che con Tore Sciordino- con quest’ultimo perché dopo tutti i lavori che avevo fatto per lui non ci avevo guadagnato proprio niente -. Come le dicevo, nel gennaio’13, un giorno vennero da me Maurizio o’Pulliere e Miml Gaudino -i due d0po la scarcerazione del primo stavano sempre insieme anche se si vedevano di nascosto perchè Mimi ha la sorveglianza e si vedevano sul lastrico solare o di Mimi o della madre-. Passò Miml Gaudino a bordo di un ciclomotore e dopo un  po sopraggiunse Maurizio ‘ o pulliere accompagnato da un ragazzo. I due si fermarono sulle palazzine dove io stavo e mi chiesero, in particolare Maurizio o’Pulliere, se volevo uccidere una persona dicendomi:’si devono buttare due botte’. io dissi di si e chiesi a chi, Mimi Uallarella mi rispose:’a Marco Palomba’ senza dirmi il motivo, aggiungendo che mi avrebbero dato subito 1.000 euro. io dissi di si e Maurizio mi disse che mi avrebbe dato la pistola che era stata ripresa da Sciordino, si tratta cioè della stessa pistola con la quale ho sparato nella macchina del veterinario che la cugina Angela aveva riportato a Sciordino ma che questi gli aveva chiesto indietro la restituzione dell’arma perché prima di Natale Sciordino aveva litigato con Mimi Uallarella. Rimanemmo che ci saremmo aggiornati. Dopo un paio di giorni sono venuti da me Maurizio e Mimi a via Lamaria ed avevano cambiato programma, mi dissero cioè che avrei dovuto uccidere non più Marco Palomba ma Tore Sciordino. lo sempre acconsentii ed il giorno dopo venne a via Lamaria, il fjglio di Maurizio o’Pulliere, a nome Antonio, il quale mi portò la pistola, che io riconobbi per quella già usata per il veterinario, due o tre k-way., da indossare uno sull’altro in modo da liberarmi subito di quello utilizzato per sparare, dei guanti in lattice ed un casco integrale colore giallo e rosso”.

(nella foto Marco Palomba)

 


Articolo precedenteNapoli, si allontana dall’ospedale: trovato morto in spiaggia
Articolo successivoPapa Francesco canonizza 7 nuovi Santi, c’è anche il Beato Alfonso Maria Fusco di Angri