Riapre al pubblico dopo un restauro completo delle strutture e degli apparati decorativi parietali e pavimentali il settore nord-occidentale dell’insula 2 della Regio VIII, affacciato sul Foro con i tre edifici civili e, in via delle Scuole, con il grandioso complesso residenziale noto come domus dei Mosaici Geometrici. La domus, conosciuta gia’ dalla prima meta’ dell’Ottocento e riportata interamente in luce nei primi decenni del Novecento, era dotata di oltre 60 ambienti articolati in terrazze che, appoggiandosi sulla cinta muraria, garantivano un colpo d’occhio sulla valle del Sarno. Il complesso nasce dalla fusione di piu’ domus originariamente distinte, con ingresso da via delle Scuole, collegate da un giardino porticato al piano terra e da corridoi, rampe e scale ai piani superiori. Indagini archeologiche negli anni’30 e saggi stratigrafici nel corso del restauro documentano le diverse fasi edilizie di queste strutture, il cui primo impianto risale al II secolo a.C., anche nel settore addossato alle mura di cinta, finora ritenuto assai piu’ recente. Il nome tradizionale della casa e’ dovuto alla notevole quantita’ di mosaici conservati, sia monocromi bianchi sia a decoro geometrico bianco su fondo nero o nero su fondo bianco, come gli splendidi ornati a meandro delle due alae aperte sull’atrio. Ai mosaici, appartenenti all’ultimo periodo di vita della casa, si affiancano numerosi pavimenti in graniglia bianca di calcare e soprattutto in cocciopesto, risalenti a una fase piu’ antica; alcuni, di particolare pregio, sono decorati con tessere disposte a disegnare motivi geometrici, come in un ambiente bipartito da un tramezzo, o vegetali, come il rosone centrale di un grande vano nordoccidentale.
Gli interventi hanno riguardato anche i tre edifici pubblici dell’insula, grandi aule dotate di abside sul fondo e aperte sul portico meridionale del Foro, gravemente danneggiate dal terremoto del 62 d.C. e ancora in ristrutturazione nel 79 d.C.. Erano la sede dei duoviri, i principali magistrati cittadini, la Curia, sede del Senato locale e il Tabularium, l’archivio dei documenti pubblici. L’importanza di queste strutture, destinate allo svolgimento di funzioni fondamentali della vita pubblica cittadina, e’ sottolineata, oltre che dalla posizione contigua al Foro e dalle dimensioni, anche dal prezioso rivestimento di pavimenti e pareti in lastre di marmo, particolarmente ben conservate nel Tabularium. L’intervento di restauro si e’ rivelato di grande interesse anche perche’ ha consentito di condurre indagini archeologiche che hanno gettato nuova luce sulla storia piu’ antica di questo importante settore della citta’, a partire dal VI secolo a.C., epoca di datazione di un edificio individuato, del quale sono stati riconosciuti almeno tre ambienti delimitati da muri in blocchi di pappamonte con spazi utilizzati anche per lavorazioni artigianali. L’edificio arcaico risulta abbandonato probabilmente nel corso del IV secolo a.C.. Trovati anche due pozzi di botteghe artigianali, in uso sino alla meta’ del II sec. a.C. quando vengono chiusi e l’area viene destinata ad altre attivita’. La messa in luce di piccoli setti murari di non facile interpretazione funzionale lascia ipotizzare che le botteghe attive in questa zona siano state sostituite, come avviene sui lati occidentale ed orientale del Foro, direttamente con edifici di tipo pubblico, forse con planimetria simile a quella attuale. A breve si prevedono la fine dei lavori e l’apertura al pubblico anche delle due domus di Championnet ai civici 1-2 e 3-5, la seconda collegata nel 79 d.C. alla Casa dei Mosaici Geometrici.
