Camorra, “Chi faceva più morti, quello comandava”, il boss pentito Marco Mariano racconta la sanguinosa faida dei Quartieri Spagnoli

“Chi fa i morti è quello che conta. E se conta chi fa i morti, noi dobbiamo fare più degli altri…dobbiamo tenere testa”. Le parole di Marco Mariano boss pentito dei Quartieri Spagnoli suonano come un macabro rituale. Erano gli anni della sanguionsa faida nel centro storico di Mapoli tra i Mariano “Picuozzi” e i loro alleati contro i Di Biasi, i “Faiano”. Ora a circa 30 anni di distanza Marcuccio ha deciso di passare dalla parte dello Stato e raccontare tutti gli affari illeciti della sua cosca e degli alleati e soprattutto sta facendo luce su decine di omicidi “Cold Case” di quegli anni. Le sue dichiarazioni sono agli atti del processo di Giuseppe Campagna, uomo dei “Faiano” ammazzato nel 1990. A firmarlo sarebbe stato il gruppo dei Cardillo-Ranieri che controllavano la zona di sant’Anna di palazzo per conto dei Mariano. Lo stesso gruppo che poi si rivoltò contro i capi con un’altra sanguionosa faida interna culminata con l’uccisione del ribelle Antonio Ranieri “Polifemo”.La cosca dei Picuozzi  all’epoca abbracciava diversi sottogruppi, tra fedelissimi (come i Cardillo-Ranieri) e simpatizzanti (il clan delle ‘Teste Matte’ guidato da Paolo Pesce). “E ciascuna fazione, ha raccontato Marco Mariano ai giudici della Dda di Napoli, fece a gara,nel pieno di quello scontro, per mettere a segno quanti più omicidi possibili ai danni dei Di Bia­si solo per ingraziarsi noi del vertice . Tutti questi gruppi erano auto­ rizzati da noi a rispondere agli omicidi commessi dai Di Biasi ai danni di nostri affiliati. E tutti questi gruppi, in se­gno di fedeltà, seminarono sangue e morte tra i vicoli del centro di Napoli”.


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