Camorra, condanne lievi alle nuove leve del Cavone

Pene ridotte in abbreviato per le nuove leve della camorra del Cavone, quelli del clan Festa. Erano accusati di rapina a mano armata, violenza privata, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, con l’aggravante dell’associazione camorristica, ieri la sentenza per Salvatore Festa, Carmine Molitierno e Salvatore Alfano. Durante la requisitoria il pm aveva chiesto oltre 8 anni di detenzione a testa. il giudice invece ha ridotto le condanne a cinque anni per Salvatore Festa, tre anni nei confronti di Carmine Molitierno  e 4 anni e due mesi nei confronti di Salvatore Alfano, difeso dall’avocato Giuseppe De Gregorio.

I tre furono arrestati nel marzo scorso: volevano imporre il predominio del loro nuovo gruppo criminale formato da pochissime persone e volevano farlo cercando in ogni modo di cacciare via dal Cavone, la strada che da piazza Mazzini corre verso piazza Dante, il gruppo rivale. E pertanto avevano preso di mira Giuseppe Tommasino detto “Peppone”, ritenuto vicino al gruppo rivale, quello che fa capo agli Esposito. Le indagini portarono alla luce una serie di “frizioni” tra il gruppo Festa e quello Esposito, per il controllo della vendita dell’hashish, della cocaina, e per un giro di estorsioni da imporre ai negozianti del quartiere: affari che sfruttano svariati di migliaia di euro al mese. È emerso così che il 9 luglio dello scorso anno, Giuseppe Tommasino era entrato in contrasto con i tre. Nel pomeriggio fu  avvicinato da due ragazzi e rapinato, con una pistola puntata in faccia, del suo scooter. Erano Salvatore Festa e Salvatore Alfano, che minacciandolo si facevano consegnare il suo ciclomotore, poco dopo ritrovato incendiato vicino piazza Mancini.

In ballo, come confermato da una raffica di informative redatte dagli investigatori della polizia di Stato, c’era il vuoto di potere determinato dall’estinzione della precedente cosca egemone, quella guidata dal boss Carmine Lepre, plenipotenziario dell’organizzazione dopo l’arresto del fratello Ciro “’o sceriffo”, ma rimasto ucciso nel clamoroso agguato messo a segno nel settembre 2014. La pubblica accusa ha poi ricordato come l’arresto dei tre ras in odore di faida fosse maturato nell’ambito di una più ampia attività investigativa, condotta all’epoca dagli uomini della Squadra mobile e del commissariato Dante, e finalizzata a individuare le ragioni delle fibrillazioni in corso al Cavone dopo la scomparsa di Carmine Lepre. A fine ottobre è attesa la sentenza.

(nella foto salvatore festa e salvatore alfano)


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