La Dda ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per il vertice dei “barbudos” responsabile della strage della strage del 22 aprile scorso, al circolo delle Fontanelle nel rione Sanità. Per il pm Enrica Parascandolo ci sono tutti gli elementi per andare a processo subito senza passare per l’udienza preliminare. In aula ci saranno il capo della cosca ovvero Antonio Genidoni, erede del boss del rione Sanità, Pietro Esposito ucciso nel novembre 2015 su ordine del boss pentito Carlo Lo Russo, la madre Addolorata Spina, la moglie Vincenza Esposito, e due fedelissimi, Emanuele Esposito e Alessandro Daniello. Contro di loro ci sono le intercettazioni ambientali a Milano dove Genidoni aveva deciso di trasferirsi agli arrestati domicliari dopo la scarcerazione avvenuta lo scorso anno. Il clima di faida nel rioe da dove erano stati “cacciati” dai Vastarella e dai Lo Russo, insieme con i Mallo gli avevano consigliato di stare lontano da Napoli. E in Lombardia lontano da occhi e da orecchie indiscrete, così pensava, aveva organizzato la vendetta per la morte del fratellastro Ciro Esposito ‘0 spagnuolo, ucciso a gennaio del 2015 e che in pratica aprì la faida della Sanità, e quello del patrigno, il boss Pierino Esposito. Due giorni prima del 22 aprile scorso Antonio Genidoni era riuscito a scendere a Napoli grazie un permesso di 48 ore ottenuto dal magistrato di sorveglianza per una visita medica specialistica. Il tempo giusto per organizzare il raid contro i nemici Vastarella. La sera del 22 aprile, il cugino, Emanuele Esposito entrò nel circolo “Maria santissima dell’Arco” uccidendo Giuseppe Vastarella e il cognato Salvatore Vigna, e poi ferì Dario e Antonio Vastarella e Alfredo Ciotola. Meno di un mese dopo a Marano furono massacrati nella loro autofficina Giuseppe e Fabio Esposito, rispettivamente padre e fratello di Emanuele, il killer del circolo. E dopo quel duplice omicidio che i “barbudos” a Milano pianificano una nuova strage: “Ora piglio le bombe e gliele butto nelle case. Mo’ dobbiamo sterminare la famiglia, dobbiamo uccidere pure le creature nelle culle”, dicevano. Ma la polizia arrivò prima.