Carla Caiazzo e aiuti dalla Regione, l’avvocato Zuccaro: “Burocrazia esasperante, scoraggiati, rinunciamo all’obolo. Uno stillicidio che raddoppia la sofferenza”

Napoli. Manca il Piano terapeutico e la Regione non può erogare il fondo per le spese sanitarie a Carla Caiazzo. Lo rende noto l’assessore regionale alle Pari opportunità Chiara Marciani dopo l’appello della donna e dei suoi avvocati nella giornata per le vittime della violenza di genere. “Nonostante ripetuti chiarimen­ti resi alla signora Carla — spiega l’assessore regionale alle Pari Opportunità Chiara Marciani — non è stata presentata l’istanza completa per ottenere i fondi. In particolare non è stata presen­tata la documentazione relativa al piano terapeutico”. La donna di 38 anni date alle fiamme dal suo ex compagno Paolo Pietropaolo aveva affidato il suo sfogo a telefono, nel corso del dibattiti organizzato dal Sindacato unitario dei giornalisti della Campania il 25 novembre dove aveva accusato le istituzioni di averla “lasciata sola senza alcun supporto oltre le promesse e la propaganda politica”. “Troppe emozioni, troppa sofferenza, troppa stanchezza: Carla è molto provata, non riesce più a uscire di casa, è preoccupata per il futuro ed è comprensibile, dopo la tragedia che ha vissuto e che continua a vivere” ha detto il suo avvocato, Maurizio Zuccaro. Ai problemi dovuti agli interventi chirurgici ai quali si sta sottoponendo per riacquistare un minimo di dignità fisica si aggiungono quelli economici: “Carla ha dovuto lasciare il suo lavoro di estetista per curarsi, e anche la madre ha dovuto chiudere il suo negozio per seguire la nipotina. Ma le cure sono molto costose e i soldi scarseggiano” aggiunge il legale della donna. Eppure, la Regione Campania si è attivata, chiarisce l’assessora regionale alla Formazione e alle Pari Opportunità, Chiara Marciani: “Proprio all’indomani del primo appello di Carla Caiazzo, abbiamo infatti istituito un fondo di 50mila euro complessivi per il sostegno alle donne vittime di violenza – spiega l’assessore – con una delibera di Giunta regionale (la n. 280 del 14 giugno 2016) le cui linee guida del decreto dirigenziale regionale n. 144, dell’8 agosto 2016, sono state pubblicate sul Burc del 16 agosto”. “Un ulteriore passo, ispirato proprio dalla volontà di supportare Carla e altre donne vittime di violenza – aggiunge l’assessora Marciani – sarà anche quello di assegnare una specifica borsa lavoro ad ogni donna che ha subìto violenze. Misura che potrà riguardare senza dubbio la signora Carla, con progetti integrati di inclusione attiva per un totale di 3 milioni di euro previsti dalla delibera di Giunta n. 616 dell’8 novembre scorso, le cui linee guida saranno pubblicate entro inizio dicembre. Tutto ciò, dopo aver sostenuto con forza una rete di 57 centri antiviolenza su tutto il territorio regionale. La Regione non ha alcun interesse a farci pubblicità sul dolore delle donne”. Poi l’assessore spiega l’inghippo burocratico per il caso di Carla Caiazzo: “Il 6 settembre ho incontrato il legale della signora Carla con l’intento di aiutarlo ad accedere al fondo per coprire le spese relative a interventi sanitari e socio-sanitari. La loro domanda è stata inoltrata il 24 settembre, ma l’istanza era incompleta, come ha precisato con immediato riscontro, in data 26 settembre, l’ufficio competente chiedendo una documentazione integrativa: è evidente che per ottenere le risorse, trattandosi di soldi pubblici, è indispensabile rispettare le procedure. In particolare, serviva solo allegare un piano terapeutico e una dichiarazione attestante che il contributo richiesto non è relativo a spese già coperte dal servizio sanitario nazionale. Le risorse, pari a 8mila euro e disponibili, sono erogabili in tempi rapidi. Ma è necessario questo ultimo passo, che al momento non è stato fatto”. Ma l’avvocato Zuccaro ribatte: “Ci siamo scontrati con una burocrazia esasperata, esasperante e farraginosa e con procedure estenuanti che complicano la vita di chi già combatte con una quotidianità drammatica. Se si vuole davvero aiutare queste vittime di violenza, bisognerebbe semplificare e snellire le procedure, per non scoraggiare come è avvenuto a Carla. Basti pensare che il Centro antiviolenza competente per la pratica non aveva nemmeno i prestampati per poter procedere. Meglio rinunciare a quest’obolo, uno stillicidio che raddoppia la sofferenza”.


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