Carla Caiazzo non era presente in aula alla lettura della sentenza del processo che ha portato alla condanna a 18 anni dell’uomo, Paolo Pietropaolo, che tentò di bruciarla viva, sfigurandola completamente e mettendo a rischio la vita della figlia che aveva in grembo. Ha saputo della notizia dall’attuale compagno Vincenzo. “Si è mostrata soddisfatta”, riferisce. “Mi ha detto poche parole. Era felice di avere avuto giustizia e per la sua bambina e per l’associazione che ha fondato a difesa delle donne maltrattate”. “Comunque – aggiunge il compagno di Carla – l’esito della sentenza non avrebbe condizionato la nostra esistenza. Per noi ora è importante che la bambina stia bene e che Carla, sebbene si debba sottoporre ancora a nuovi interventi vada riguadagnando la salute”.
 ”L’ho sentita sollevata, per lei è un punto di partenza. Oggi nasce una nuova Carla Ilenia Caiazzo. io le auguro con tutto il cuore che possa mettersi alle spalle questa vicenda e si possa mettere al servizio di tutte le donne: cosa che lei vuole fare”. Lo ha detto l’avvocato Maurizio Zuccaro, legale della donna vittima nel febbraio scorso dell’aggressione da parte del suo ex compagno, condannato oggi a 18 anni di reclusione. ”Siamo soddisfatti – ha affermato il penalista – perché abbiamo dato un senso alle sofferenze di questa donna. Ritengo che questa pena non possa lenire le sofferenze ma comunque dà un senso a tutto quello che è accaduto. Questa sentenza deve essere un monito forte, deve insegnarci che non esistono ragioni per fare violenza, nessun tipo di ragione può giustificare la violenza”. Per l’avvocato l’entità della pena inflitta – superiore di tre anni rispetto alle richieste del pubblico ministero – fa ritenere ”che il giudice abbia fatto una valutazione più equa rispetto ai reati in contestazione”. Ed ha ricordato che la difesa dell’imputato aveva chiesto la la derubricazione del reato di tentato omicidio in lesioni gravissime, circostanza che tuttavia – ha precisato il legale – non è emersa dagli atti processuali.