Casalesi, prescritti i reati per i boss e i prestanome: fallisce Spartacus III. Assolti alcuni imprenditori

Caserta. Spartacus III il processo ai boss e ai loro prestanomi è finito in prescrizione: reati prescritti per le intestazioni fittizie dei beni a imprenditori e commercianti accusati di aver fiancheggiato la fazione Schiavone del clan dei Casalesi. E’ il filone Spartacus III nel quale erano imputati anche i tre figli del boss ergastolano, Francesco Schiavone, detto Sandokan. I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere del collegio C, presidente Gianpaolo Guglielmo, hanno letto ieri la sentenza nell’aula al pian terreno del palazzo di giustizia e hanno dichiarato il non doversi procedere a carico di Salvatore Ammutinato, Raffaele Natale, Alfonso Cacciapuoti, Luisa Martino, Emma Forgione, Egidio Coppola, Mafalda Abategiovanni, Antonio Corvino, Rita Iorio, Rodoldo e Ulderico Corvino, Elisa Coppola, Giovanni Della Corte, Agnese Diana, Sebastiano Ferraro, Angela Schiavone, la moglie del boss Schiavone Giuseppina Nappa e tre dei loro sette figli: Nicola, Walter e Ivanhoe, quest’ultimo assolto da tutti i reati che la magistratura della Dda di Napoli che gli aveva contestato nel corso degli ultimi sei anni (il pm ha però presentato ricorso in appello). E ancora, i giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno stabilito il non doversi procedere per Mario Schiavone, Maria Grazia Corvino, Clelia Nappa, Vincenzo Schiavone, Sascia Del Villano, Gioacchino Tucci, Rosanna Cioffo, il killer di San Cipriano d’Aversa Luigi Venosa con Antonio Venosa, Nicola Zara e Maria Caterino. Altri sono stati assolti, invece, perché i fatti non sussistono nello stesso processo, come Romeo Aversano Stabile, Immacolata Bifone, Carlo Del Vecchio, Giuseppe De Gennaro, Raffaele Letizia, Rosa Di Bona, Bruno Salzillo, Carmine e Rita Salzillo. Infine, assolti Luigi e Giuseppe Papa, Teresa Scamperti, Maria Natale e Giuseppe Schiavone con Umberto Di Nicola, così come Giuseppina Napolano. I fatti non sussistono per Umberto e Maria Rosa Papa con Luigi Papa, al quale sono stati riconsegnati tutti i terreni sequestrati. L’inchiesta, condotta dalla Procura Antimafia – pm Giovanni Conzo – si era conclusa con una raffica di arresti e sequestri. Dopo otto anni, la sentenza.


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