Angri. Un mercato illegale di loculi nel cimitero di Angri, con defunti che vengono spostati dalle nicchie e fatti sparire per far posto ad altri resti mortali. E’ questa la clamorosa ipotesi che potrebbe emergere da un’indagine in corso sul camposanto di Angri dopo la denuncia di una donna che ha perso i resti mortali di un proprio caro. Due i necrofori indagati per occultamento di cadavere, due necrofori già indagati nell’inchiesta che all’inizio di novembre ha portato all’emissione di un avviso di conclusione delle indagini nei confronti di sette persone per reati che vanno dall’associazione per delinquere, all’illecita concorrenza al peculato.
La denuncia è arrivata sulla scrivania del sostituto procuratore Ersilio Capone alcuni giorni fa e riguarda la sparizione dei resti di un defunto. A presentarla una donna che recatasi al cimitero di Angri per far visita al proprio caro ha scoperto che nel loculo assegnato non c’erano più i resti del familiare bensì quelli di un altra persona. Un cambio di ‘casa’ abusivo. Proprio come succede in vita. Qualcuno ha occupato abusivamente il loculo ed ha fatto sparire i resti del legittimo assegnatario. Matteo Garofalo, 49 anni, e Ciro Risi, 55 anni, entrambi di Angri dipendenti di Angri Eco servizi – la società che si occupa dei servizi cimiteriali – sono stati indagati per occultamento di cadavere e nei loro confronti è stato promosso un provvedimento di allontanamento dai luoghi di lavoro.
I due erano già finiti al centro dell’indagine per associazione per delinquere, illecita concorrenza e peculato della Procura di Nocera Inferiore per aver fatto parte del comitato d’affari che aveva messo le mani sul cimitero attuando un vero e proprio monopolio per lavori di realizzazione delle tombe, esumazioni e interramenti, basato su un giro di mazzette. Infatti i due necrofori sono indagati insieme a Gaetano Desiderio, Giovanni Longobardo, Luigi Padovano – soci della cooperativa 84 che si occupa di lavorazione di marmi e graniti e realizza tombe funerarie –, Stefano Gesuele , necroforo, e Raffaele Morrone, ex direttore del cimitero fino al 2012. Quest’ultimo deve rispondere del reato di peculato per aver minacciato i familiari di alcuni defunti per costringerli a rivolgersi alla ditta di Antonio Accumulo per eseguire i lavori di sistemazione delle tombe. Un fascicolo d’inchiesta che all’inizio di novembre è stato chiuso con un avviso di conclusione delle indagini inviato ai sette coinvolti. Ma il comitato d’affari, la cricca che speculerebbe sui morti esiste ancora, secondo le indagini della Procura di Nocera Inferiore e il sostituto procuratore Ersilio Capone, che si sono imbattuti nella clamorosa denuncia per la sparizione del cadavere.
In questi anni, il mercato delle tombe e dei loculi per il riposo eterno dei morti potrebbe aver proliferato innescando un giro di danaro per aggirare la mancata assegnazione delle nicchie e l’atavica carenza di tombe per le sepolture. Nel corso dell’ultimo quinquennio quasi tutti i direttori del camposanto angrese sono finiti nel registro degli indagati a partire da Giuseppe D’Antuono, indagato per peculato, passando per Raffaele Morrone, e per finire a Nicola Manzo. Quest’ultimo direttore, destinatario di un decreto di perquisizione eseguito dagli agenti della Polizia locale l’estate scorsa, è indagato insieme a Bruno Montella, dipendente comunale, perché si sarebbe appropria di circa 80mila euro. Danaro per le esumazioni che decine di cittadini angresi e non gli avrebbero consegnato per effettuare i bollettini di pagamento per la tassa destinata al Comune. Un importo di 950 euro per ogni esumazione sarebbe finito direttamente nelle tasche di Manzo. Questo almeno sostiene la Procura che ha sequestrato decine di pratiche presso l’ufficio del cimitero e bollettini presso l’abitazione dell’uomo.
La cricca al cimitero di Angri con necrofori che gestiscono, insieme a ditte compiacenti, il triste mercato delle tombe – secondo gli inquirenti – esiste ancora.
Una cricca fatta di dipendenti comunali, di titolari di imprese del settore e dove non sono mancate – almeno in passato – le ingerenze politiche.
Era emerso, nell’indagine appena conclusa, infatti che anche Pasquale Russo – ex consigliere comunale nell’amministrazione del sindaco Pasquale Mauri, eletto nel 2010, aveva frequenti contatti telefonici con l’ex direttore del cimitero di Angri finito in quell’inchiesta, Raffaele Morrone. Ma Russo aveva interessi familiari nella gestione dei servizi cimiteriali, attraverso la cooperativa 84 finita al centro dell’indagini per il monopolio nel camposanto per la realizzazione delle tombe.
Numerose le intercettazioni telefoniche ascoltate dai carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, nelle quali il politico – consapevole dell’inchiesta avviata dalla Procura nel 2011 – parla con Morrone di quanto accade nella gestione del camposanto.
Nulla sembra essere cambiato da cinque anni a questa parte nel modo di gestire il cimitero. Tanto che la clamorosa scoperta del defunto ‘scomparso’ ha aperto un altro fronte di indagine che potrebbe far emergere altri clamorosi episodi, con il timore che tanti cittadini angresi potrebbero aver deposto fiori per il defunto ‘sbagliato’.
Rosaria Federico