L’assassino di Fortuna “è ancora lì fuori”. La pensa così Pietro Loffredo, padre della bambina di 6 anni morta il 24 giugno 2014 dopo essere caduta da un palazzo del Parco Verde di Caivano (Napoli). Pietro Loffredo è parte civile nel processo sulla morte della bimba, iniziato oggi davanti alla quinta sezione della Corte d’Appello di Napoli, e che vede imputato per omicidio Raimondo Caputo, compagno di Marianna Fabozzi, imputata a sua volta per aver coperto presunti abusi sessuali di Caputo sulle sue tre figlie e su Fortuna. Per Pietro Loffredo l’assassino di sua figlia non è Caputo: “Non c’è una prova, non c’è il Dna, sul corpo della bimba non ci sono segni di resistenza sul terrazzo”, dice al termine dell’udienza citando la circostanza secondo la quale Fortuna sarebbe stata uccisa per aver resistito all’ennesimo tentativo di violenza sessuale lottando contro il suo aguzzino sul terrazzo del palazzo di otto piani nel quale viveva. Per Pietro Loffredo le figlie di Marianna Fabozzi, testimoni chiave del processo, “hanno inventato tutto riguardo l’omicidio. Sono testimoni chiave per gli abusi subiti dalla bambina, ma non per l’omicidio”. Secondo l’uomo “qualcuno si è voluto vendicare della madre”, Domenica Guardato, sua ex compagna. “Non so chi – conclude – ma l’assassino è ancora fuori”.