Sara’ una lunga notte questa per l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. A 5 anni di distanza dall’inizio del processo e dopo 140 udienze, domani, infatti, al tribunale di Santa Maria Capua Vetere e’ prevista la sentenza Eco4 dove si gioca la partita piu’ pesante tra le vicende giudiziarie che hanno coinvolto in questi anni l’ex politico di Forza Italia, quella legata all’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo quanto gia’ calendarizzato la scorsa settimana, domani mattina, dopo una breve replica del pm Alessandro Milita, il collegio presieduto dal giudice Gianpaolo Guglielmo si ritirera’ in camera di consiglio per poi emettere il verdetto nel tardo pomeriggio. Milita lo scorso 13 ottobre, al termine della requisitoria, ha chiesto per l’ex sottosegretario la condanna a 16 anni. “Spero che termini qui e con la condanna richiesta la storia della famiglia Cosentino e spero che questo processo serva a non creare piu’ emulazioni perche’ e’ facile fare soldi e carriera in questo modo, ma poi si finisce inevitabilmente in carcere – ha detto il pm in aula – questo processo sia da esempio affinche’ non accadano piu’ certe cose”. Tra Cosentino e il clan dei Casalesi per l’accusa c’era un patto, uno scambio politico mafioso “che ha origine con il padre per poi essere tramandato al figlio”. L’ordinanza di arresto nei confronti di Cosentino, fu firmata il 7 novembre 2009 dall’allora gip di Napoli Raffaele Piccirillo. Arresto piu’ volte respinto dalla Camera fino al 15 marzo 2013, quando Cosentino dopo essersi dimesso da coordinatore campano del Pdl in Campania, si costituisce presso il carcere di Secondigliano e non si sottrae all’arresto del 5 agosto 2014, al termine del suo mandato parlamentare. Dopo due anni di carcere preventivo, all’ex deputato sono stati concessi i domiciliari a Venafro il 2 giugno scorso. Secondo la Dda di Napoli, Cosentino sarebbe stato sin dal 1980 il referente politico-istituzionale dei clan casalesi, dai quali avrebbe ricevuto sostegno elettorale e capacita’ di intimidazione e ai quali avrebbe offerto la possibilita’ di partecipare ai proventi delle assunzioni e degli appalti del ciclo dei rifiuti. L’impianto accusatorio ruota intorno alle vicende degli sversamenti illeciti, della costruzione dell’inceneritore di Santa Maria la Fossa che Cosentino avrebbe finto di osteggiare per favorire invece un altro progetto e sul presunto controllo assoluto delle assunzioni e degli incarichi all’interno della Eco4, la societa’ dei rifiuti del casertano con a capo Sergio e Michele Orsi, imprenditori vicini al clan dei Casalesi, nonche’ societa’ operativa del Consorzio Ce4 con a capo Giuseppe Valente, diventato poi nel corso del dibattimento uno dei principali teste della procura.