Duplice omicidio di Saviano: verso il processo i tre assassini. IL VIDEO DELL’OMICIDIO

Il pubblico ministero della Dda di Napoli,Francesco Valentini ha  firmato la chiusura delle indagini le indagini, per  Eugenio D’Atri,Nicola Zucaro e Domenico D’Altieri ritenuti mandanti, esecutori materiali e complici del duplice omicidio di  Francesco Tafuro e Domenico Liguori, che gestivano un centro scommesse di Somma Vesuviana, avvenuto la sera del 10 febbraio scorso a Saviano.

In un video i carabinieri di Castello di Cisterna hanno ricostruito il duplice omicidio di Francesco Tafuro e Domenico Liguori, Nel filmato c’è la ricostruzione dei fatti da parte dei carabinieri. Si vede Altieri che con uno scooter va a Somma Vesuviana presso l’agenzia Intralot delle due vittime, parla con Tafuro e fissa l’appuntamento con D’Atri e Zucaro. Attraverso immagini reperite dai Carabinieri della Compagnia di Nola durante le indagini, la chiara ricostruzione della scena particolare del crimine fino all’epicentro -il luogo del crimine- e poi il bagliore degli spari. Lungo il tragitto Altieri in sella dello scooter fa da battistrada all’auto delle vittime. Al passaggio da un incrocio, si nota l’auto dei due presunti killer, D’Atri e Zucaro, accodarsi. In una stradina buia di campagna arrivano le due auto e lo scooter.  Grazie alla telecamera di un sistema di videosorveglianza posizionata nei paraggi, appena le auto spengono i fari, si vede chiaramente il bagliore degli spari. Il movente del duplice, come raccontato da Domenico Altieri, sarebbe riconducibile a un debito di gioco pari a 24mila euro contratto da D’Atri nei confronti di Tafuro e Liguori.

Eugenio D’Atri, il mandante del duplice omicidio di Saviano, la mattina dopo era andato nella locale caserma dei carabinieri per chiedere se vi fossero provvedimenti a suo carico. Una sorta di sfida allo Stato dicendo anche di essere a disposizione per “chiarimenti”. E’ quanto emerge dalle 38 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare a suo carico e degli altri due, Nicola Zucaro, (quello che ha materialmente ha fatto fuoco contro Francesco Tafuro e Domenico Liguori) e Domenico Altieri, alias“Mimm ’o gemell” uomo di fiducia tutto fare di D’Atri (colui che ha raccontato agli inquirenti tutte le fasi del duplice omicidio). Ma nell’ordinanza si legge anche delle preoccupazioni di Francesco Tafuro che si era confidato con la sua fidanzata, con un collega ma anche con la titolare. Francesco era molto preoccupato della storia di “quello del parco del Sole”: Eugenio D’Atri (nella foto col cappello in testa) che era stato capace di contrarre debiti di gioco in poco meno di due settimane per 40mila euro. Ne aveva vinto 19mila ma bisognava versare entro pochi giorni 24mila euro che i due ragazzi non avevano. “Quello del parco del Sole di Somma Vesuviana ha vinto 19mila euro ma ha giocato tutto e ne ha perso 20mila e adesso dobbiamo versarne 24mila alla Intralot”, aveva detto Francesco alla sua ragazza. Poi nella mattinata del 10 febbraio, quella che precedette il duplice omicidio, i due ragazzi erano andati ad Avellino e raccontarano alla responsabile del centro scommesse Intralot le loro preoccupazioni. “Abbiamo fatto un guaio- le raccontarono-un ammanco di 20mila euro nelle casse del centro scommesse. Abbiamo consentito ad un cliente di scommettere a credito nel fine settimana appena passato. Lo scommettitore ha perso ma non ha coperto le giocate, ma tranquilla oggi pomeriggio lo incontriamo e risolviamo il problema”. Anche Giovanni Tafuro, fratello di Francesco, ha dato un impulso alle indagini. “Ieri sono tornato dalla Germania-si legge sempre nell’ordinanza- e ho avuto modo di parlare con gli amici che erano presenti a Somma quella sera prima che mio fratello partisse per recarsi a Saviano. Mi hanno detto che mio fratello ed il socio si sono recati presso il Disco Pub “Amba Rabà” di piazzola di Nola dove c’erano alcuni loro amici che non mi sono stati indicati e che dopo circa 10 minuti o mio fratello o il suo socio Domenico si sono alzati da tavola per rispondere ad una telefonata ricevuta dopodiché sempre le persone che erano lì, hanno visto uno scooter di colore scuro che passato dinanzi all’Amba Rabà”.  Ma i due ragazzi massacrati in via Olivella quella sera, pochi minuti prima avevano avuto il presagio che qualcosa di grave gli potesse capitare e avevano telefonato ad un amico, Antonio P., proprietario di una fabbrica che si trovanei pressi della traversina dove erano fermi ad attendere i loro aguzzini, per avvertirlo della presenza di un’auto sospetta. L’uomo aveva percorso la stradina diverse volte, poi aveva chiesto aiuto ad altri amici con i quali era tornato in via Olivella un’ultima volta, dove poco dopo fece la terribile scoperta: l’auto con all’interno i corpi senza vita dei suoi amici Francesco e Domenico.

 


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