I rapina Rolex di Milano sono tutti del rione Sanità. Dormivano in auto per non “lasciare tracce” in alberghi

Dal Rione Sanità a Milano per mettere a segno una trentina di colpi con la tecnica dello spacchietto. In questo modo la banda di napoletani con un quinto complice di Milano che si in- teressava in particolare della logistica dei colpi, ha terrorizzato centinaia di automobilisti milanesi. Gli indagati, con precedenti per reati contro il patrimonio, di solito arrivavano in treno o in auto Milano, dove potevano contare su stabili basi logistiche (abitazioni e scooter). Gli stessi avevano stabilito la loro base operativa in un’officina per la riparazione di scooter. La banda di Rolex tra settembre 2013 e aprile 2014 hanno messo a segno oltre 30 rapine a Milano.Si tratta di  Angelo Genovese, detto “Angeluccio”, 33 anni, Ciro Torino, detto “Dollaro”, 46 anni, Alfredo Di Tota, 32 anni, Salvatore Romeo, 41 anni (tutti del Rione Sanità e di Capodichino) e un quinto complice di Milano, titolare dell’officina dove i napoletani si appoggiavano logisticamente. I banditi  “puntavano” soprattutto le targhe svizzere, ma non disdegnavano gli italiani. Li adocchiavano nei viali di scorrimento che, dalle tangenziali, portano verso il centro cittadino. Poi, con una rigorosa “divisione del lavoro” e l’applicazione pedissequa della stessa tecnica, colpivano. Non solo: godevano di una “base logistica” d’appoggio in un’officina di via Ravenna, zona Corvetto, in cui tenevano custoditi gli scooter che servivano loro per rubare gli orologi, attività in cui risultano “specializzati”, con precedenti specifici. Ben trentadue i furti accertati per un ammontare complessivo di almeno 600 mila euro. L’indagine è partita con l’arresto in flagranza di quello che era di fatto il “capo”, Ciro Torino detto “il Dollaro”, 46 anni, il 10 febbraio 2014. In quella occasione, la banda aveva rubato un Patek Philippe da circa 20 mila euro ad un 29enne che era a bordo della sua Mercedes Classe A in viale Campania. L’uomo, al momento dell’arresto, non aveva l’orologio: il suo compito era infatti quello di urtare la vettura della vittima, mentre altri complici si occupavano di compiere il furto strappando l’orologio dal polso in un momento successivo, quando la vittima usciva dall’auto per constatare i danni (come nel caso di viale Campania) oppure semplicemente sporgeva il braccio dal finestrino. Al “Dollaro” gli agenti hanno trovato due cellulari e una ricetrasmittente, con cui era in contatto con i complici durante la preparazione e l’esecuzione dei colpi. Attraverso l’analisi delle telefonate, gli agenti hanno ricostruito gli spostamenti di Ciro Torino e i collegamenti con gli altri membri del- la banda. E hanno individuato anche la base logistica nell’officina di via Ravenna. I quattro membri della banda agivano con due scooter ogni volta, dopo essere arrivati appositamente a Milano in treno il lunedì mattina. Individuata la vittima, la seguivano fino in centro, dove il traffico maggiormente congestionato consente questo genere di colpi. Poi il primo scooter (inizialmente condotto da Ciro Torino) urtava lo specchietto retrovisore dell’auto, costringendo l’automobilista a fermarsi e scendere oppure a sporgere il braccio per sistemarlo. A quel punto sopraggiungeva il secondo scooter per strappargli l’orologio dal polso, talvolta minacciandolo o sferrandogli un pugno..I quattro malviventi restavano a Milano un solo giorno o, al massimo, due giorni e in questo caso  dormivano addirittura in auto, per non destare sospetti e non far emergere i loro spostamenti. Poi ripartivano per Napoli, dove Angelo Genovese si occupava di cedere gli orologi rubati a ricettatori, recendosi da loro di persona a piedi.


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