La direzione del carcere di massima sicurezza di Opera a Milano ha bloccato l’arrivo di tre libri destinati a uno dei superboss degli “scissionisti” di Secondigliano detenuto al 41 bis. Si tratta di Arcangelo Abete al quale un conoscente aveva inviate tre libri: due sulla vita di Totò Riina e uno sulla storia della camorra. Decisione dettata non dal fatto che i libri potessero contenere messaggi in codice ma perché ritenuti “inopportuni”. Nel mese di luglio i giudici del Tribunale Misure di prevenzione (collegio formato da Eugenia Del Balzo, Marcella Suma e Alessandra Consiglio) hanno predisposto la confisca del tesoretto del boss: 92.500 euro trovati nella disponibilità della moglie, in una casa di via Ghisleri. Abete è considerato dagli investigatori ma dagli stessi magistrati un detenuto particolarmente pericoloso. Non a caso nel 2012 si rese protagonista di un clamoroso caso giudiziario e di una fuga. Nella primavera 2011 viene sottoposto a un delicato trapianto d’organo all’ospedale Niguarda, e dopo il complesso intervento lascia il carcere e viene destinato agli arresti domiciliari a Binasco. Ma lì, purtroppo, qualcuno dimentica di inserirlo tra i detenuti da controllare ai “domiciliari”. Così Angioletto Abete comincia a spostarsi, a chiamare al nord i suoi complici, a convocare riunioni, a dettare legge. Vuole creare “Il terzo Polo della Camorra” a Scampia che si deve contrapporre agli Amato-Pagano e ai Di Lauro. Dice ai suoi fedelissimi: “Solo noi possiamo comandare sulle piazze…Solo noi che siamo di Scampia dobbiamo prenderci la fatica e gli incassi, gli altri, i paesani devono tornare nei paesi, Mugnano e Melito”. Ma per avere più peso nella guerra deve farsi vedere nel territorio e quindi lascia la provincia di Milano e torna a Scampia alle Case Celesti dove però viene catturato nel mese di novembre. In una fioriera, all’esterno del suo nascondiglio “Angioletto” aveva nascosto un impianto high tech per disturbare le intercettazioni della giustizia. Un impianto sofisticato, il primo che entrava sulle piazze di spaccio. nel settembre successivo a Scampia fu ucciso il fratello Raffaele. Per lui la Dda ha chiesto il carcere a vita, insieme agli altri boss “scissionisti” per il duplice de omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno avvenuto nell’ottobre del 2004 e che diede vita alla sanguinosa seconda faida di Scampia che segnò la rottura nella cosca dominante fino ad ad allora di “Ciruzzo ‘o milionario”con il gruppo capeggiato dallo “spagnolo” Raffaele Amato.