“Non sa dove murare i soldi”, i pentiti che lo accusavo dicevano questo di Antonio Lo Russo, il figlio del boss Salvatore, ultimo in ordine di tempo della dinastia dei “Capitoni” di Miano ad essere passato dalla parte dello Stato. La sua decisione sta facendo tremare molti esponenti non solo della camorra a Nord di Napoli ma anche molti colletti bianchi che lo hanno aiutato nel riciclaggio dei proventi illeciti. E ora che anche lui è un pentito dovrà in primo luogo spiegare agli inevstigatori dove sta e in che consiste il suo tesoro. Parte gli è già stato sequestrato lo scorso nel corso del maxi blitz che portò in carcere i 16 esponenti di quella che all’epeoca era la costola dura dei Lo Russo. Venti milioni di euro tra aziende per la produzione di guanti, giocattoli e articoli per la casa con punti vendita a Napoli e Latina, un centro scommesse, case a Napoli e Fondi e conti correnti. Ma c’è ancora tutto il canale del contrabbando che deve essere esplorato dai magistrati della Dda di Napoli che lo stanno ascotando e che conduce in Polonia e in alcuni paesi dell’Est europeo, dove Antonio Lo Russo sarebbe stato nascosto per un certo periodo, durante i quattro anni di latitanza. Il boss tifoso come è stato ribattezzato da qualche anno dopo la sua famosa foto a bordo campo durante Napoli-Parma al San Paolo nel 2010 per 3-2 dagli azzurri e che costò la qualificazione in Champions League. Antonio Lo russo frequentava spesso l’ex campione argen tino del Napoli, Pocho Lavezzi che fu anche sentito nell’ambito dell’inchiesta su un presunto giro di scommesse attorn o al Napoli calcio. “Non sapevo fosse un camorrista, per me era solo un ultrà. Veniva a casa mia perché in Argentina è normale avere rapporti con i calciatori”, si difese il calciatore. Ma uno dei filoni su cui sta puntando la Dda di Napoli è appunto il calcio scommesse visto che il boss tifoso era un patito del Napoli, come il padre Salvatore, primo pentito della dinastia, e come del resto la maggior parte degli affiliati alla cosca intercettati in giro per l’Europa e l’Italia a seguire le gare degli azzurri in tribuna. Dieci anni di carcere da scontare per la condanna che gli è stata comminata nel giugno scorso ma la soprattutto la prospettiva di trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre con le accuse degli zii Mario e Carlo e poi dello zio della moglie Assunta, quel Claudio Esposito che da luglio sta collaborando con la giustizia e che è stato il suo uomo di fiducia e il suo accom pagnatore negli ultimi anni. Anche il pentimento di quest’ultimo devono aver contribuito alla sua decisione. Visto che Esposito conoswce tutti i segreti di Antonio Lo Russo, anche quelli più recenti pewrché è stato in libertà fino al 2015. E allora il boss tifoso ha pensato bene di parare i colpi visto che sono in tanti ad accusarlo. Dovrà spiegare ai magistrati anche i numerosi omicidi e le epurazioni che ci furono nella cosca dopo il pentimento del padre Salvatore con tutti gli zii in carcere perché in tan ti non volevano che fosse lui a comandare il clan. Sei mesi di tempo per dire tutto ed evitare il fine pena mai.
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