Intervento al femore sbagliato: verso il processo medici e paramedici degli ospedali Sant’Anna e San Leonardo

Boscotrecase. Intervento chirurgico alla gamba sbagliata: verso il processo dodici tra medici, infermieri e anestesisti degli ospedali Sant’Anna di Boscotrecase e San Leonardo di Castellammare di Stabia. Concluse le indagini per il caso di Tommaso Stara, l’86enne ex professore dell’istituto Casanova di Napoli, originario di Sassari ma residente da anni a Torre Annunziata. Il pensionato, ricoverato per una riduzione di una frattura al femore fu operato all’arto sano, anzichè a quello fratturato. Dopo il primo grossolano errore, Stara subì un secondo intervento, all’ospedale di Boscotrecase, subito dopo le sue condizioni si aggravarono e il pensionato fu trasferito all’ospedale San Leonardo nel reparto di rianimazione dove morì 20 giorni dopo. Il pm Antonella Lauri ha chiuso le indagini e inviato a dodici persone l’avviso. Rischiano il processo due dottori dell’ospedale di Boscotrecase, il chirurgo Maurizio Ciniglio (61 anni) e l’ortopedico Roberto Agostino Cirillo (di 40), il persona-
le medico e paramedico: Maria Luigi Cirillo (62), Maria Raiola (45), Rita Iovane (50), Giovanna Bottino (51), To- bia Fontanella (52), Umberto Russo (43), Arturo Fomez (62), Antonio Finizio (67) e Aniello De Nicola (66), questi ultimi tre in servizio all’ospedale San Leonardo. Si aggiunge alla lista degli indagati anche il primario del Reparto di ortopedia Gaetano Sannino, inizialmente escluso dal caso poiché i familiari di Stara espressamente chiesero che l’86enne venisse operato dal suo assistente anziano. Sannino, in qualità di primario, è accusato di non aver fatto rispettare in reparto le linee guida imposte dal Ministero della Sanità. Prescrizioni che, che nel caso di un intervento, impongono ai componenti dello staff medico di contrassegnare l’arto fratturato prima che il paziente entri in sala operatoria. I medici e paramedici rispondono di lesioni gravi, dopo un’iniziale accusa di omicidio colposo. Infatti, sostiene la procura non c’è nesso di casualità tra gli interventi chirurgici e la morte del paziente. L’anziano professore morì, secondo i periti, per altre cause non connesse all’iniziale errore fatto in sala operatoria.


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