IPhone 6 per i docenti: due indagati per peculato all’Università di Salerno

Salerno. E’ stato per anni un diktat per eliminare sprechi e ‘benefit ad personam’ nelle pubbliche amministrazioni. Si chiama ‘spending review’ e non vale solo per la politica ma è quel meccanismo virtuoso che viene adottato in diversi contesti e finanche negli atenei di tutta Italia. In tutti tranne che all’Unisa di Salerno. Dove la razionalizzazione della spesa rimane una legge spesso disapplicata. Sprechi che spesso hanno ricadute di natura penale. Come nel caso in questione. E’ l’ennesimo fascicolo d’inchiesta della Procura di Nocera Inferiore,  e per il momento è circoscritto ad un solo caso nel quale figurano due indagati. Al centro dell’indagine l’acquisto di telefoni cellulari di ultima generazione, nella fattispecie due I Phone 6, comprati attraverso una determina della direzione generale e affidati, permanentemente, ad un capo dipartimento e ad un professore. Sono loro i due indagati: accusati di peculato. Poco importa se in quei due cellulari  hanno inserito delle schede personali e pagato il traffico telefonico. Questo, almeno, non ha pesato sui conti pubblici dell’Ateneo. Per fare un paragone, è come se i due avessero utilizzato un auto blu per andare a fare la spesa al supermercato. A scoprirlo i carabinieri del Comando provinciale di Salerno, nell’ambito delle indagini sull’Ateneo di Fisciano. Nei giorni scorsi, i militari della stazione di Fisciano hanno dovuto notificare all’attuale direttore generale, Attilio Riggio che ha sostituito il collega Attilio Bianchi alla guida amministrativa dell’Ateneo salernitano, un ordine di esibizione di documenti relativo all’acquisto di due telefoni cellulari di ultima generazione emesso dal pm Amedeo Sessa. Ma la direzione amministrativa ha dovuto anche relazionare sulle circostanze relative all’utilizzo degli apparecchi. Eppure, alla fine del 2014 era stata la stessa Università a diffondere una direttiva, riprendendo la legge numero 125 del 30 ottobre 2013, in tema di razionalizzazione della spesa pubblica, nella quale si chiariva l’ambito in cui poteva essere consentito l’utilizzo di telefoni cellulari acquistati con soldi della pubblica amministrazione. La direttiva Unisa del 2014, andava proprio nella direzione della ‘spending review’ sostenendo che l’utilizzo da parte di dirigenti delle pubbliche amministrazioni non titolari di uffici di livello dirigenziale poteva essere autorizzato solo a chi ‘debba assicurare, per esigenze di servizio, pronta e costante reperibilità e per il periodo necessario allo svolgimento delle particolari attività che ne richiedono l’uso’. Quale saranno state le esigenze di pronta e costante reperibilità del capo dipartimento e del professore finiti nel registro degli indagati della Procura di Nocera Inferiore, questo lo dovranno chiarire gli indagati stessi, ma anche la direzione generale dell’Università che ha assegnato loro i cellulari. I due hanno utilizzato, infatti, gli apparecchi di telefonia mobile di ultima generazione, usciti sul mercato italiano alla fine del 2014 con un costo medio di circa 900 euro. L’acquisto da parte dell’Unisa è stato fatto nel 2015 e sono rimasti per un lunghissimo periodo in uso ai due, finiti poi nel registro degli indagati per peculato. L’unico sconto che il capo dipartimento e il professore ‘pronti alla reperibilità’, come un qualunque medico votato a salvare vite umane, è la circostanza che negli apparecchi telefonici di ultima generazione acquistati con soldi pubblici hanno inserito delle schede personali. Cioè i costi del traffico non sono stati addebitati alle casse pubbliche dell’Unisa. L’unico ‘sconto’ in nome della reperibilità H24.

Rosaria Federico


Articolo precedenteTerremoto, altre 20 scosse nella notte: la più forte di magnitudo 3.2
Articolo successivoCamorra, “stesa” alla Vicaria: nel mirino un anziano pregiudicato. I colpi esplosi contro la sua abitazione