Parlavano in codice e usavano smartphone dotati di un particolare software per conversare via chat ‘pin to pin’ senza essere intercettati e poter portare avanti indisturbati i loro traffici illeciti. E, invece, il ‘dominus’ del sodalizio Venanzo Tamburini, 63 anni, il genero Ermanno Di Rocco, 46, e il ‘socio’ Antonio Antonini, 57, non sapevano che almeno dal 2013 i loro movimenti e i loro contatti erano monitorati da tempo dagli investigatori del Gico della Guardia di Finanza che assieme alla Squadra Mobile ha eseguito oggi 15 misure cautelari smantellando un’organizzazione italo-guatemalteca che, partendo dalla Colombia (attraverso i porti di Barranquilla e Santa Marta), riforniva di cocaina la piazza di Roma e non solo. Un’organizzazione su cui avevano messo gli occhi da tempo gli uffici della Dea di Bogota’, Cartagena e Boston che ha individuato e distrutto almeno tre laboratori dove la droga veniva lavorata prima di essere destinata al mercato italiano e a quello degli Usa. I numeri dell’inchiesta dicono che la Dda di Roma ha sequestrato 245mila euro in contanti e che l’operazione congiunta Italia-America ha portato al sequestro di oltre 3 tonnellate di cocaina (968 kg solo negli States), 42 kg di eroina, 96 kg di metanfetamina e di 11 milioni di dollari Usa, provento della droga. Fuori dai nostri confini, sono stati arrestati ben 96 membri dell’organizzazione
“La ragazza si e’ cambiata”, erano soliti affermare al telefono i tre del gruppo romano per dire che la droga era stata tagliata. L’espressione “faro’ controllare i parcheggi” era un modo per spiegare che si doveva verificare se i corrieri, di cui si erano perse le tracce, erano per caso finiti in carcere. Quando invece il riferimento era alle somme di denaro ‘cash’, il gruppo parlava di “temperature”. In manette sono finiti anche Giovanni Cardoni, titolare di taxi, partecipe dell’associazione per delinquere per aver prestato il proprio aiuto in veste di autista al servizio del sodalizio, Adel Ahmed Ebrahim Sarhan, che provvedeva a trasferire all’estero parte delle somme di denaro funzionali alla mediazione e alla compravendita di partite di droga, e Fabiola Moretti, personaggio noto alla cronaca per le numerose disavventure giudiziarie e perche’ legata a suo tempo ad Antonio Mancini, vicino alla Banda della Magliana: la donna, che ha ricevuto il provvedimento restrittivo in carcere perche’ sotto processo per un tentato omicidio, si riforniva di cocaina da Alessandro Faina e faceva da ‘assaggiatrice’ per un gruppo di giovani pusher della zona di Pavona (Albano Laziale). Faina a sua volta avrebbe fornito all’organizzazione in piu’ occasioni le sim-card, intestate a persone fittizie, e assieme a Manolo Pucci avrebbe garantito lo smercio di droga nella zona di Casetta Mattei e anche sul litorale del Nord. Tra i destinatari della misura cautelare ci sono poi Roberto Antonini, figlio di Antonio, che sebbene detenuto a Rebibbia, attraverso la sua mediazione e le conoscenze in carcere, ha messo in contatto il padre con gli acquirenti-rivenditori Faina e Sandro Baccarlino. Pier Francesco Liberti, altro soggetto che garantiva le forniture, ha ricevuto il provvedimento in carcere dove era detenuto per un omicidio doloso. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino, hanno consentito di scoprire che la droga, cocaina purissima, spedita dalla Colombia in Spagna veniva trasportata in Italia a mezzo di corrieri sudamericani che avevano scelto l’aeroporto di Bologna come luogo tranquillo di approdo. Da Bologna, via treno, raggiungevano la capitale. E proprio nella zona intorno alla stazione Termini quattro corrieri, che avevano nascosto la droga in alcuni capi di abbigliamento (ad esempio, tute da motocross) sono stati arrestati.