Napoli, concorsi truccati nei carabinieri: sottufficiale dell’Arma sotto inchiesta

Sembra una vera e propria “Concorsopoli” con mazzette, regali e favori elargiti a ufficiali dell’esercito e delle forze dell’ordine ma anche a professionisti per superare i concorsi nei vari corpi di pubblica sicurezza e nell’esercito da parte dei giovani in cerca di lavoro soprattutto del Sud.  E per questo che ieri è stato interrogato per oltre due ore in Procura il brigadiere dei carabinieri Agostino D’Avanzo, indagato con l’accusa di corruzione nell’inchiesta su presunti illeciti all’ombra del concorso per l’accesso nell’Arma. Le indagini sono condotte dai carabinieri con il coordinamento del pm Mariella Di Mauro. I magistrati sospettano che il sottuficiale abbia chiesto denaro o altre utilità assicurando di essere in grado di aiutare a superare la prova. Assistito dall’avvocato Francesco Cedrangolo, D’Avanzo ha respinto le accuse: “Il mio cliente – afferma il difensore -è tranquillo perché sa di non aver commesso alcun illecito. Al più, potrebbe essersi limitato a dispensare qualche consiglio dall’alto della sua esperienza. Altro non ha fatto perché altro non aveva la possibilità di fare”. Ma nelle mani dei magistrati ci sono, le intercettazioni e le testimonianze o meglio le accuse di alcuni giovani che dicono di aver versato soldi, finanche regalato generi alimentari come un prosciutto, in cambio della spinta giusta per accedere alla leva dell’Esercito, prima di tentare il salto nei carabinieri. Indagine condotta dalla Dda di Napoli, sotto il coordinamento del pm Mariella Di Mauro, al lavoro in questi mesi il comando provinciale dei carabinieri, che ha incassato piena fiducia da parte dell’autorità giudiziaria. Una vicenda ancora formalmente aperta, la Procura punta a capire se è possibile sostenere l’accusa di corruzione o se è invece più opportuno deviare sull’ipotesi di millantato credito. Al centro del fascicolo ci sono delle intercettazioni, ma anche il contenuto di alcuni documenti finiti sotto sequestro e le dichiarazioni rese da potenziali parte offese. Persone che sostengono di aver pagato fino a diecimila euro al mese in cambio della realizzazione di un sogno, quello di vedere il figlio indossare la divisa dell’Arma.  Sotto i riflettori alcune intercettazioni, ma anche l’esito di sequestri avvenuti in questi mesi. Inchiesta che procede in modo parallelo ad altri accertamenti, come quelli condotti dal pm Stefania Buda (che indaga sui concorsi nell’Esercito, ma anche in Polizia) e come quello che vede in campo la Procura di Napoli nord, sotto il coordinamento del procuratore Francesco Greco. Uno scenario che ora fa i conti con la versione difensiva messa agli atti da D’Avanzo, ma anche con il possibile trasferimento delle indagini a Nola, dal momento che in questa vicenda è venuta meno l’originaria aggravante della finalità mafiosa. Una corruzione semplice, dunque, che sarebbe stata consumata tra Acerra e Pomigliano, quindi in un territorio su cui potrebbe procedere la Procura di Nola.


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