Si è costituito ieri mattina nel carcere di Carinola, pronto a scontare il resto di una condanna diventata definitiva. Bruno Potenza, imprenditore nel ramo della ristorazione, torna in cella, sulla scorta di quanto avvenuto la scorsa settimana dinanzi alla Corte di Cassazione. Rigettati i motivi di ricorso, per Bruno Potenza è diventata definitiva la sentenza a nove anni di reclusione, facendo così scattare il titolo cautelare. Ora dovrà scontare una pena per reimpiego di denaro sporco (non aggravata dal fine mafioso) e usura. Si tratta dei 65 milioni di lire che nel 1998 Bruno Potenzainvestì in uno dei ristoranti della famiglia Iorio( i cui reati sono stati prescritti dalla Cassazione nei giorni scorsi) il Donna Margherita. Bruno Potenza è figlio del defunto Mario ex contrabbandiere del Pallonetto di Santa Lucia detto ‘o chiacchierone accusato di aver investito un capitale nell’usura e nella ristorazione. In carcere ha già scontato circa la metà della pena e ora che la condanna è definitiva dovrà saldare il suo conto con la giustizia. L’avvocato Giuseppe de Gregorio, che lo difende, confida di poter accedere alla nuova formulazione dell’articolo dell’ordinamento penitenziario che consentirebbe a Potenza di scontare quel che resta in regime di affidamento ai servizi sociali. Finisce agli arresti anche Salvatore Potenza, per il quale diventa definitiva una condanna a sei anni di reclusione.
