Napoli, si ritrova sposato a sua insaputa: si indaga sui finti matrimoni

Napoli. Ritrovarsi uniti in matrimonio con una donna, inconsapevolmente. Non è la trama di un film in cui un impenitente celibe ha dimenticato di aver compiuto il grande passo, un giorno in cui aveva affogato il dispiacere nell’alcool, ma è quanto succede a Napoli. Una storia paradossale che nasconde tante cose e di cui è protagonista un celibe napoletano che – per caso – scopre di essere sposato da due anni con una donna extracomunitaria. Magari lei ha avuto per quel matrimonio mai vissuto un permesso di soggiorno e c’è un pracacciatore di sposi che si è arricchito alle sue spalle. E’ la storia, raccontata oggi da Il Mattino, e che succede a Napoli nella sede della IV Municipalità di Gianturco.
E’ il 3 ottobre scorso quando il ‘celibe’ di fatto va presso gli uffici della Municipalità e scopre che un giorno di due anni prima si è sposato. Una scoperta incredibile e scoppia il caos. Il Comune avvia un’indagine interna, viene interrogata l’ufficiale di Stato civile che ha siglato quell’unione. Lei poi viene sospesa, per 3 giorni. Ma il fattaccio diventa un’inchiesta della magistratura. Perchè di celibi e nubili sposati senza saperlo ce ne sono altri.
Si studia la documentazione della IV Municicpalità e dell’uomo che ha denunciato di essersi ritrovato sposato senza saperlo. Dal fascicolo del Comune emergono “gravi carenze istruttorie” la documentazione “non del tutto conforme alle procedure”. E come potrebbe esserlo se lo sposo non sapeva nulla. L’impiegata che ha celebrato il matrimonio viene censurata per “comportamento superficiale e negligente non verificando prima della celebrazione del matrimonio, che la richiesta di cambio di domicilio fosse andata a buon fine, celebrando, quindi, un matrimonio non di competenza territoriale di questa municipalità”. L’ufficiale di Stato civile viene sospesa dal servizio per tre giorni senza stipendio con un provvedimento del direttore della Municipalità. La dipendente si è mostrata anche “profondamente dispiaciuta per quanto verificatosi, avendo sempre informato il suo operato alla massima diligenza e trasparenza”. E a giustificazione di quanto accaduto sostiene che in quel periodo, il 2 luglio 2014, l’ufficio di Stato civile era nel caos, “in sofferenza di organico per il decesso di un collega e per l’ assenza prolungata, per malattia, del responsabile dell’ufficio e poi anche lei aveva problemi familiari”. Quando il 27 ottobre scorso, l’impiegata viene convocata dai dirigenti del suo ufficio tenta di giustificarsi e spiega “di ricordare di aver acquisito la dichiarazione” della pubblicazione del matrimonio, “allegandola al fascicolo, precisando che, una volta evasa la pratica, questa non viene da lei conservata”. E, ancora, «che per mera superficialità non ha notato né che la domanda di cambio domicilio era presentata da soggetto diverso rispetto allo sposo né che la richiesta di cambio residenza non era da San Giovanni a Poggioreale, ma da Poggioreale a un altro indirizzo della municipalità”. E poi ci sono dubbi sulle firme degli sposi, e il giallo sulla firma della ‘sposa’ in stampatello. La dipendente si giustifica così: “Tutti gli stranieri, abitualmente firmano in stampatello” ma sostiene “di aver comunque acquisito il documento di riconoscimento della sposa, ritenendo ciò sufficiente”. Il caso della IV Municipalità viene trasmesso alla Procura, dove un pool di magistrati, con il coordinamento del Procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, stanno spulciando decine di casi. Matrimoni fasulli che sono un fenomeno già visto in atre realtà, a partire dalla Provincia di Salerno per finire a quella di Caserta, ma che a Napoli sembra un fenomeno nuovo. Tutto si fa per un permesso di soggiorno. E quasi sempre i matrimoni sono fatti per questo. Trovare un compagno per la vita si sa è difficile e ancora di più trovare uno sposo compiacente per ‘poter’ rimanere in Italia e superare o scoglio burocratico del ‘ricongiungimento’ familiare. Mercato alimentato da chi anche sui matrimoni fasulli e sui falsi permessi di soggiorno lucra. O meglio si arricchisce. L’ipotesi sulla quale lavora la Procura di Napoli è ‘truffa ai danni dello Stato’ ma ci sono anche gli estremi per il ‘favoreggiamento dell’immigrazione clandestina’. Ora bisognerà scoprire gli attori di questo business: il procacciatori di novelli sposi, il dipendente comunale compiacente, l’istigatore della condotta, e coloro che incassano i soldi, quelli – sicuramente – pagati da donne e uomini che hanno bisogno di un marito e una moglie e non possono certamente rivolgersi ad un’agenzia per cuori solitari.


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