Napoli, stesa di via Toledo: “Sono stato io, Armando Rizzo non c’entra nulla. Lui non c’era”. La confessione choc che scagiona il genero del boss

“Sono stato io, Armando Rizzo non c’entra nulla. In quella stesa lui non c’era”. Sono le dichiarazioni choc che tre notti fa un ragazzo di 18 anni ha reso ai carabinieri dei Quartieri Spagnoli. Si chiama Francesco Esposito e si è accusato della clamorosa azione di fuoco organizzata il 7 settembre in via Toledo, a pochi passi da piazza Trieste e Trento e dalla prefettura di Napoli. La notizia viene riportata in esclusiva stamane dal quotdiano Il Roma e rapprsenta una svolta clamorosa all’indagine che sembrava già chiusa con l’arresto dei due cugini Armando e Simone Rizzo. Il primo è incensurato, ha 23 anni, e convive da tempo con Anna, la figlia del boss del Pallonetto di Santa Lucia, Renato Elia, il secondo invece 18enne aveva già dei precedenti penali. Nonostante siano stati riconosciuti da alcune persone che loro stessi avevano chiamato a raccolta per filmare la stesa e nonostante dai colloqui intercettati nella sala d’aspetto dei carabinieri vi è la conferma della loro partecipazione all’azione delittuossa, ora arriva questa svolta. Francesco Esposito si è presentato con il suo avvocato difensore ai carabinieri ed ha rilasciato delle dichiarazioni. Ha scagionato Armando Rizzo, il quale era accusato dalle forze dell’ordine e dalla Dda di Napoli di guidare lo scooter con in sella il pistolero, individuato in Simone. “Guidavo io lo scooter, però non sapevo di quei colpi di pistola – ha detto ai militari che hanno redatto un verbale – Ho incontrato Simone in strada e mi ha chiesto un passaggio. Poi gli spari”. Dopo queste dichiarazioni il ragazzo è stato rilasciato. Gli investigatori voigliono vederci chiaro e trrovare tutti i riscontri anche perché temono che sia un evidente tentativo di depistaggio soprattutto per salvare un incensurato che tra l’altro è il genero del boss.

La mattina seguente alla sparatoria notturna tre testimoni discussero tra loro prima e dopo essere sentiti dai carabinieri. Erano nella sala d’aspetto e non sapevano di essere intercettati. Ecco alcune delle intercettazioni ambientali.
A. : «Armando».
M.: «Simone….Armando, ti ricordi quando Simone ha sparato?».
A. : «Sì».
M.: «Io l’ho detta la verità, ho detto che Simone ha sparato! Ho detto che l’ho visto».
M.: «Teneva il casco? Io a Simone l’ho visto».
A.: «Sì, sì, a Simone l’ho visto pure io! Adesso sto iniziando a ricordare…».
M.: «Senti, se non veniva fatto il nome di Simone io pensavo…poi mi è stato chiesto …ti ricordi del mese di settembre? Io ho risposto: come! Non è solo a settembre ma anche ad agosto quel- li di Forcella l’hanno fatta nera, però ho detto anche che non so chi sono. Poi mi è stato fatto il nome di Simone e mi è venuta la scena della sparatoria davanti agli occhi».
A.: «Mi sono ricordato…quello davanti era Armando».
M.: «Chi? Armando, Armando Rizzo! Il marito di Anna».
I carabinieri, nell’ordinanza di custodia cautelare chiesta e ottenuta dalla procura, hanno sottolineato l’atteggiamento “estremamente collaborativo” dei tre testimoni.

(nella foto da sinistra Armando e Simone Rizzo)


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