Omicidio Borsellino, il Pm in aula parla della trattativa: “Aveva saputo dei contatti tra i carabinieri del Ros e Vito Ciancimino”

“In questo processo manca una prova fondamentale sul movente esterno legato alla trattativa Stato-mafia e cioè il fatto che Cosa nostra avesse appreso che Paolo Borsellino era un ostacolo alla trattativa stessa”. Lo ha detto il pm Stefano Luciani durante la requisitoria nel quarto processo per la strage di via D’Amelio, in corso davanti alla Corte d’Assise nissena. Il magistrato ha affrontato il tema della trattativa, sostenendo: “Sono stati fatti passi avanti. Da questo processo è emerso che Paolo Borsellino aveva saputo dei contatti tra i carabinieri del Ros e Vito Ciancimino, come ci ha raccontato la dottoressa Liliana Ferraro. Sappiamo che Borsellino, nel periodo precedente al suo omicidio, era fortemente turbato per qualcosa, ma non sappiamo con precisione a cosa si riferisse. E’ un dato di fatto che Borsellino, l’1 luglio ’92, incontrò l’allora ministro dell’Interno Antonio Mancino, ma l’unico testimone oculare, il magistrato Vittorio Aliquò, ci ha parlato di un breve incontro in cui non si parlò della trattativa”. Luciani ha aggiunto: “E’ singolare che Mancino non ricordi questo incontro avvenuto nel giorno del suo insediamento e con un magistrato che in quel momento era l’uomo di riferimento nella lotta alla mafia. Ma con buona pace di tutti quell’incontro è avvenuto. Su Mancino, però, non abbiamo riferimenti per sostenere che fosse al corrente della trattativa”.


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