Omicidio Calvi, in archivio anche ultima indagine

Una “vicenda dall’accentuata dimensione internazionale, involgente rapporti tra Stati; rogatorie dall’esito infausto; snodi di interessi economici e politici mediati da ambiti massonici coperti o settori di servizi segreti deviati in strutturale contatto con organizzazioni criminose e sistemi finanziari”. E’ la storia di Roberto Calvi, il banchiere trovato morto sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra, il 18 giugno del 1982. Il gip Simonetta D’Alessandro del tribunale della Capitale ha definito la questione e chiuso con una ordinanza di archiviazione di 40 pagine questo pezzo di cronaca italiana lungo quasi 40 anni. Il giudice da una parte riconosce lo sforzo “indiscutibile” compiuto dal pm Luca Tescaroli, e dall’altro aggiunge che il contributo offerto da numerosi pentiti, pur parlando espressamente di omicidio, hanno riferito “elementi di conoscenza indiretta” del fatto, non è stato propizio. La conclusione, dunque, è solo una: “La morte di Calvi non è affatto solo italiana, e anzi il Paese appare connotato da una sovranità limitata, da un potere investigativo e cognitivo che si infrange per lunghi anni di fronte all’entità degli interessi, politici ed economici, in gioco”. In relazione al delitto erano già stati assolti, tra il 2007 e il 2011, Giuseppe Calò, Flavio Carboni, Ernesto Diotallevi, Manuela Kleinszig e Silvano Vittor. In parallelo, dopo la sentenza di corte d’assise il pm aveva avviato una seconda tranche con i nomi di Licio Gelli (come mandante e organizzatore del delitto), e quelli di Hans Albert Kunz, Francesco Pazienza, Maurizio Mazzotta, Vincenzo Casillo e ancora Flavio Carboni. Il magistrato aveva qualificato quell’omicidio come “premeditato”, “ad onta della tesi per tanto tempo coltivata del suicidio”, ma il giudice D’Alessandro ha dovuto prendere atto che il “tempo decorso”, le “sentenze assolutorie”, le “verità dei depistanti” e la “mancanza di collaborazione internazionale” non hanno consentito di “pervenire ad ulteriori profili di chiarimento, con la conseguenza dell’archiviazione”. Calvi impiccato in Inghilterra, dopo il crac del Banco Ambrosiano, è una “simulazione di suicidio”? Il gip ricorda dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dati acquisiti e sottolinea come nell’omicidio sia coinvolta “una parte del Vaticano, ma non tutto il Vaticano; una parte di Cosa Nostra, ma non tutta Cosa Nostra; una parte della massoneria, ma non tutta la massoneria, e in una parola, la contiguità tra i soli livelli apicali in una fase strategica di politica estera, che ha bruciato capitali, che secondo i pentiti, erano di provenienza mafiosa” il pubblico ministero non avrebbe potuto fare. Riguardo al ruolo di oltre Tevere e del tanto discusso monsignor Paul Marcinkus per anni alla guida dell’Istituto opere di religione il giudice ricorda come non sia stato possibile ricostruire il ruolo del monsignore e soprattutto i flussi finanziari che legavano il Banco Ambrosiano allo Ior perché “le rogatorie avviate verso lo Stato della Città del Vaticano hanno avuto esiti pressochè inutili”.

 


Articolo precedenteAnziana uccisa a coltellate poi gli assassini incendiano la casa per cancellare le tracce
Articolo successivoMaxi sequestro di 3 tonnellate cocaina: 15 arresti