P3, per il Pm: “Non era associazione sovversiva ma interferiva nello Stato”

A Roma, fino al 2010, ha operato “un’associazione per delinquere caratterizzata dalla segretezza degli scopi”, un sodalizio protagonista di “fatti di estrema gravita’, che annoverava uomini d’affari (come Flavio Carboni) e politici di livello (come il senatore Marcello Dell’Utri e l’onorevole Denis Verdini) e che puntava da un lato a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali dello Stato, degli enti amministrativi e locali e dall’altro a procurarsi finanziamenti con il coinvolgimento di imprenditori terzi a investire nel settore delle fonti di produzione dell’energia rinnovabile (eolico ‘in primis’)”. Questa organizzazione segreta, che ha agito secondo l’accusa in violazione della Legge Anselmi del 1982 ed e’ stata mediaticamente denominata P3, “svolgeva un’attivita’ di interferenza in ambito istituzionale, sviluppando una fitta rete di conoscenze e rapporti nei settori della magistratura, della politica e dell’imprenditoria” attraverso i convegni promossi dal ‘Centro studi giuridici per l’integrazione europea Diritti e Liberta’, un’associazione culturale gestita dal tributarista Pasquale Lombardi (nella veste di segretario) e dall’imprenditore Arcangelo Martino (il responsabile). Per i pm Mario Palazzi e Rodolfo Sabelli, che oggi hanno chiesto al tribunale di condannare 18 persone, “la P3 non era affatto un’associazione sovversiva che puntava a colpire il cuore dello Stato democratico ma non era neppure un sodalizio cosi’ folkloristico come le difese hanno cercato di rappresentare. Era un’aggregazione stabile che, potendo pure contare su una certa disponibilita’ economica, aveva scelto il carattere della segretezza (non solo degli scopi ma anche dell’attivita’ e della composizione del sodalizio) come forma strutturale e sistematica per poter penetrare negli apparati dello Stato, a tutti i livelli”.

– Sono tanti gli episodi di interferenza (non tutti necessariamente andati in porto secondo il progetto iniziale) che la Procura ha attribuito ai promotori della P3: si va dal tentativo di influenzare la decisione della Consulta nel giudizio di legittimita’ del cosiddetto Lodo Alfano all’intervento esercitato su alcuni componenti del Consiglio superiore della magistratura per indirizzare la scelta di candidati a incarichi direttivi o su alcune toghe di prestigio della Cassazione per favorire una conclusione favorevole alla parte privata di cause pendenti. I componenti della P3, hanno evidenziato i pm romani, si son dati pure da fare affinche’ la Corte d’appello di Milano accogliesse il ricorso proposto nell’interesse della lista ‘Per la Lombardia’ di Roberto Formigoni contro il provvedimento di esclusione della lista stessa dalle elezioni regionali in quella regione nel 2010 cosi’ come hanno avvicinato magistrati delle Procure di Napoli e Milano nella speranza di ottenere informazioni sui procedimenti in corso riguardanti alcune persone del sodalizio. Si sono anche adoperati per influire sulla scelta dei candidati a cariche pubbliche (in particolare il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e la composizione della giunta), diffondendo notizie diffamatorie sul conto dell’allora candidato, e si sono procurati finanziamenti coinvolgendo terzi imprenditori soprattutto nel settore delle fonti di produzione di energia rinnovabile in Sardegna. Alcune di queste interferenze, a parere della Procura, “non hanno carattere di natura illecita” ma sono comunque indicative “della forza e dell’efficacia di questa organizzazione”.

Accanto a Carboni (per il quale sono stati chiesti 9 anni e mezzo di carcere), Martino e Lombardi (8 anni e mezzo per entrambi), ritenuti i promotori e gli organizzatori della P3, spicca la figura del senatore Denis Verdini (4 anni sollecitati per lui, assieme all’assoluzione da tre imputazioni di corruzione): l’attuale leader di Ala “non puo’ essere considerato tra i promotori dell’associazione segreta – hanno ricordato i pm Palazzi e Sabelli – ma non e’ neppure un semplice beneficiario delle attivita’ del sodalizio ne’ puo’ definirsi estraneo a queste. Verdini, che ha speso il proprio ruolo politico di coordinatore nazionale di Forza Italia nella ricerca dei finanziamenti, era perfettamente consapevole del vincolo che univa i tre, di come essi agissero e degli scopi che si promettevano di raggiungere”. Di Dell’Utri che risponde del reato associativo come i primi quattro imputati, i rappresentanti della pubblica accusa non hanno volutamente parlato perche’ la sua posizione e’ al vaglio di un altro collegio giudicante. Chi e’ stato travolto dalla P3, pur non facendone parte, e’ l’ex primo presidente della Suprema Corte, Vincenzo Carbone: la richiesta di condanna a 5 anni, per corruzione, e’ una delle piu’ alte fatte in questo processo. Per i pm, Carbone, tra il settembre del 2009 e il gennaio del 2010, ha accettato la promessa di futuri incarichi (da lui stesso sollecitati) da ricoprire quando sarebbe andato in pensione. Per questa promessa, fattagli da Lombardi in accordo con Martino, Carbone – secondo la tesi accusatoria – dava informazioni sui procedimenti pendenti e si adoperava per pilotare il destino di cause e ricorsi. Dal 3 febbraio prossimo la parola passa alle difese pronte a smantellare l’impianto della Procura sostenendo che la P3 fosse solo un coacervo di millanterie e fandonie.


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