Scafati, Aliberti si dimette e anticipa le mosse da ‘eutanasia politica’ di tredici consiglieri

Scafati. Si è dimesso il sindaco Pasquale Aliberti, proprio mentre 13 consiglieri di opposizione pensavano all’eutanasia politica per salvarlo dalle conseguenze giudiziarie della richiesta di arresto. E’ la quarta ipotesi sui destini politici di questa città, sulla quale pende come una spada di Damocle una richiesta di arresto del primo cittadino per corruzione elettorale e scambio di voto-politico mafioso sancita dai giudici del Tribunale del Riesame. Dimissioni irrevocabili che comunque potranno essere ritirate entro venti giorni. Una strategia politica – indotta probabilmente dal collegio difensivo del primo cittadino – che oggi pomeriggio ha portato Aliberti a protocollare le proprie dimissioni dalla carica di sindaco. Ha anticipato, Aliberti le mosse del Prefetto che stava valutando la sospensione per effetto della legge Severino. Un fine settimana choc, non solo per Aliberti alle prese con la presentazione di un ricorso in Cassazione, insieme ai suoi avvocati, per tentare di evitare l’arresto, ma anche per i consiglieri – oggi all’opposizione dell’amministrazione di centrodestra – che hanno deciso, su input di Mario Santocchio, di organizzare le dimissioni di massa. Dimissioni che sarebbero arrivate in un momento strategico e che potevano solo fare in modo che l’iter giudiziario avviato nei confronti del primo cittadino avesse una sorta di sconvolgimento. L’impraticabilità politica e amministrativa degli ultimi mesi ha coalizzato parte del consiglio comunale, ma fino a qualche giorno fa, il gruppo politico ‘dissidenti-oppositori’ non era riuscito a trovare le giuste motivazioni per le dimissioni di massa e mettere fine allo scempio. Dopo la decisione del Riesame (probabilmente per motivazioni diverse che legano l’opposizione di sempre di alcuni consiglieri di centrosinistra e quella arrivata successivamente), i 13 consiglieri hanno pensato di offrire al primo cittadino una sorta di eutanasia politica che lo avrebbe levato da ulteriori ‘impicci’ o ‘impeachment’ giuridici. Questa volta Angelo Pasqualino Aliberti che ha tenuto duro fino ad ora, evitando di rassegnare le proprie definitive dimissioni dalla carica di sindaco, li ha anticipati. A spingere per le dimissioni, c’era il collegio difensivo che lo sta assistendo nella delicata fase processuale che lo coinvolge. Ma la strategia ‘difensiva-politica’ potrebbe sembrare solo una resa o un atto di autoaccusa, rispetto alle gravi ipotesi che, la Procura antimafia di Salerno e i giudici del Riesame che hanno avallato questa tesi, prospettano.

Il caso Scafati coinvolge le istituzioni su più livelli. Stamattina, riunione operativa anche in Prefettura a Salerno, dove il Prefetto Salvatore Malfi stava valutando se applicare in modo ‘restrittivo’ la Legge Severino e sospendere il primo cittadino di Scafati perché destinatario di una misura cautelare, anche se per il momento quell’ordine di arresto non è ancora ‘efficace’, in attesa della decisione della Cassazione. Fatto certo è che in pochi giorni i destini politici di Scafati dovranno prendere una piega irreversibile. Questa amministrazione, in un modo o nell’altro, non sopravviverà alla fine del mandato. Il Ministro dell’Interno sta valutando anche la relazione della Prefettura, con parere positivo allo scioglimento, per infiltrazioni camorristiche. E anche questa è una spada di Damocle per il sindaco Aliberti: lo scioglimento del consiglio comunale. Poi c’è l’arresto, quello che tra poco più di una settimana sarà all’esame della Cassazione. Ma questa è probabilmente l’ipotesi più lontana nel tempo che sconvolgerà l’attuale situazione politica della città.

Rosaria Federico


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