Scafati, il boss stabiese Romolo Ridosso entra nel programma di protezione: l’antimafia gli dà credito

Scafati. Finiti i tentennamenti: Romolo Ridosso si avvia verso il programma di protezione. Fino ad ora non sembrava aver convinto del tutto sulla volontà di collaborare. Ma la richiesta del pm Giancarlo Russo di concedergli i benefici per la legge sui pentiti con un sostanziale sconto di pena nel processo che si sta celebrando a Salerno, dinanzi al Gup Emiliana Ascoli, è di fatto una richiesta di ammissione al programma di protezione. Con Romolo Ridosso passano sotto protezione anche la compagna e probabilmente il figlio Salvatore, al lavoro – in affidamento in prova – fino a qualche tempo fa presso un negozio di Scafati. Romolo Ridosso, in realtà, è arrivato alla collaborazione solo dopo l’arresto di maggio scorso quando la Cassazione – confermando la decisione del Riesame – decretò l’arresto del capo della cosca scafatese. Prima di Romolo aveva deciso di collaborare Alfonso Loreto, preso in carica dalla Dda di Salerno, e affidato al servizio centrale di protezione. Ieri, nel processo che si sta celebrando dinanzi al Gup Emiliana Ascoli, Romolo Ridosso è comparso in videoconferenza, nei suoi confronti attuate importanti misure di sicurezza anche perché per mesi nonostante le dichiarazioni rese non ha mai avuto accesso al programma di protezione. Le sue dichiarazioni – poche per la verità – sono state rese note in particolare nel processo che vede imputati i figli e il nipote Luigi, figlio di Salvatore ucciso nel 2002, altre sono ancora ‘segrete’ e riguardano anche fatti relativi alla mala dell’area stabiese, ma anche a fatti importanti come l’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Insomma, Romolo Ridosso può dirsi ufficialmente pentito di camorra anche se ha cercato in tutti i modi di alleviare le sue colpe e quelle dei suoi pupilli. Le sue dichiarazioni sono andate a confermare anche quelle di Alfonso Loreto riguardo il patto tra il clan Loreto-Ridosso e l’amministrazione comunale del sindaco Pasquale Aliberti. Un’inchiesta ancora nel pieno del suo svolgimento con una richiesta di arresto che pende sulla testa del primo cittadino, accusato di scambio di voto politico-elettorale. Il pentimento di Romolo Ridosso, camorrista border line con l’aria da confidente che racconta degli altri – spavaldo stabiese – che ha trovato campo libero in una città dove in alcuni anni si è tornato a sparare proprio per la sua volontà di vendicare il fratello Salvatore, non preoccupa più di tanto la mala locale. Era atteso da tempo. Si attende di capire cosa farà il figlio Gennaro, sodale e capo anch’egli – secondo l’antimafia – che insieme ad Alfonso Loreto ha gestito la fase dell’ascesa, quella fatta di imprese apparentemente pulite che – in cambio di sostegno politico – avrebbero ottenuto appalti pubblici nel settore delle pulizie. L’inserimento nel programma di protezione di Romolo Ridosso provoca un terremoto nell’assetto familistico della cosca che operava a Scafati e nei paesi limitrofi come Pompei e Castellammare, dove i Ridosso dialogavano con esponenti del clan Cesarano e con quelli dei D’Alessandro. Tutto sta nel capire cosa ha raccontato e quali riscontri ha dato a quei ‘sentito dire’ di cui in questi mesi ha parlato in verbali secretati all’antimafia di Salerno e Napoli. (rosaria federico)


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