“Sono malato, curatemi…Viene violato il mio diritto alla salute e non è possibile che devo essere trattato così”. Sono gli stralci della lettera che il boss ergastolano Pasquale Gionta ha scritto al Tribunale di Sorveglianza di Spoleto dove è dentenuto nel carcere di massimo sicurezza in regime di 41bis. Pasquale ‘o chiatto, figlio del super boss Valentino, uno dei più temuti e anziano capo della camorra campana, teme per la sua vita. Ha inviato una decina di richieste con tanto di certificati medici allegati. Tutte puntualmente ignorate dai giudici di sorveglianza. Troppo delicata la situazione per i giudici umbri per assumersi una responsabilità così pesante. Pasquale Gionta come fu descritto dai giudici all’atto di una sentenza di condanna: “…era più deciso e sanguinario di suo fratello Aldo, invece ponderato nelle scelte”. Per la Dda di Napoli, è il mandante e l’organizzatore dell’omicidio di Vincenzo Amoretti (alias ‘banana’), ucciso il 20 aprile 2007 nella sua abitazione al parco Penniniello di Torre Annunziata con un solo colpo di pistola. Vincenzo Amoretti, ritenuto vicino alla frangia avversa dei ‘Gallo-Cavalieri’, fu trucidato per vendetta: aveva esploso – la tesi degli investigatori – alcuni colpi d’arma da fuoco indirizzati verso la casa dei suoceri di Pasquale Gionta. L’affronto fu lavato con il sangue. E per qull’omicidio è stato condannato all’ergastolo. La seconda condanna di fine pena mai riguarda l’omicidio Ettore Merlino, quello ripreso in diretta da una telecamera e che è costata l’ergastolo anche ai baby-boss del clan Gionta, Salvatore Paduano e Carmine Maresca. Ora però Pasquale Gionta chiede clemenza ovvero chiede di poter essere curato perché teme per la sua vita.