“Ti sei mangiato tremila euro euro la volta passata…”. E’ questa la frase che il boss di Barra, Pasquale Aprea dice rivolgendosi al fratello detenuto Vincenzo parlando a proposito di un carabiniere corrotto. Per quel militare, Pasquale Sproncello, la Procura ha chiesto  la condanna a sei anni e sei mesi di carcere  per corruzione aggravata dall’articolo sette della legge antimafia del 1991 per aver agito al fine di agevolare il clan Aprea. La richiesta è stata avanzata dal pm Antonella Fratello nel corso del processo che si sta svolgendo davanti alla prima sezione penale, collegio C (presidente Corleto), del Tribunale di Napoli. Con il militare, che non è stato mai arrestato per questa vicenda son o a processo anche il ras Lorenzo Canfora per nel quale la pubblica accusa ha chiesto la condanna a sei anni e sei mesi. La vicenda della corruzione risale al 2007. Secondo l’accusa i tremila euro servirono per ritardare l’arresto del ras Lorenzo Acanfora, e consentire al malavitoso di partecipare al battesimo del figlio del padrino Pasquale Aprea. Nello stesso processo  risulta imputato Salvatore Silvestrino, ritenuto vicino al sodalizio, che era sospettato in un primo momento di aver fatto da tramite tra il militare e alcuni esponenti della cosca. Per lui il pm invece ha chiesto l’assoluzione. A dibattimento invece è venuto fuori che il ruolo addebitato inizialmente a Silvestrino sarebbe stato ricoperto da Antonio Certo, per il quale il pm ha chiesto al Tribunale la trasmissione degli atti in procura.
(nella foto il boss Pasquale Aprea)