Bloccato il processo d’appello al clan Polverino: rischio ricusazione per il collegio

Colpo di scena ieri al processo in Corte d’Appello: i tre magistrati che compogono il collegio della Quinta sezione a cui è stato assegnato il processo si sono già pronunciati in passato, ciascuno in tempi e procedimenti diversi, su boss e gregari della cosca di Marano, Quarto e l’hinterland flegreo. C’è il rischio ricusazione e per questo che il nutrito collegio difensivo ha chiesto alla corte di astenersi. Risultato processo rinviato e bloccato così come anche i termini della custodia cautelare. Si dovrà aspettare l’udienza della prossima settimana per avere le decisioni della Corte. Il giudice Stanziola, che presiede il collegio della quinta sezione della Corte di Appello, come ha ricordato Il Mattino, fu tra i giudici che nel 2010 condannarono, per i suoi legami con la camorra, Fabio Allegro che è uno dei principali imputati anche di questo processo. Il giudice a latere Gualtieri firmò nel 2011 un verdetto di secondo grado di condanna sempre per lo stesso imputato. E il giudice a latere Gaudino, circa un anno fa da giudice del processo in abbreviato, firmò la sentenza di condanna per gli imputati affiliati al clan Polverino ritenuti autori di una gambizzazione che rientrava nella strategia militare dell’organizzazione camorristica e che figura tra gli episodi inseriti alla base delle accuse per cui si celebra questo processo in secondo grado. Di qui la richiesta della difesa di avere un diverso collegio di giudici per valutare le pene inflitte in primo grado ai boss e narcos di Marano e Quarto. Il processo nasce dall’inchiesta che ad aprile 2015 portò a severe condanne (23 in tutto, per complessivi 350 anni di carcere) per gli esponenti del clan, alzando il velo sulle ramificazioni dei Polverino, sulle collusioni e gli affari con imprenditori, sui traffici di droga che tanto fruttavano all’organizzazione. La Dda ottenne anche il sequestro della squadra Quarto calcio, sottratta ai malavitosi e diventata un simbolo della lotta al racket. Quella sentenza di primo grado fu commentata come un verdetto storico, che sanciva un’occasione decisiva per liberare la città di Quarto dalle mire del crimine organizzato. Tra gli imputati condannati spiccavano i nomi di Giuseppe Simioli, Savatore Licciardi, Antonio Polverino, Fabio Allegro, Salvatore Cammarota

 

(nella foto da sinistra Giuseppe Simioli e Fabio Allegro)

 


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