Camorra, Ciro Mariano: “Mi condannate solo perché non sono intervenuto nelle cavolate di mio fratello”

“Quando ho ucciso ero giovane e mi drogavo. Ammetto di aver fatto parte del gruppo che ha ucciso Campagna”. le parole sono di Paolo Pesce ex uomo di punta del clan Mariano. La sua è stata una confessione inattesa arrivata in Corte d’Assise di Napoli. Uno dei capi delle famose “Teste matte”, la frangia degli scissionisti che a metà degli anni Novanta si staccò dai Mariano, come ricorda Il Roma, aveva scelto il rito ordinario perché pensava di essere scagionato ma alla fine ha confessato. Ha reso dichiarazioni spontanee anche il super boss Ciro Mariano, il capo dei Picuozzi dei Quartieri Spagnoli: “Mi condannate solo perché esisto. Se sono qui oggi è perché io non sono tempestiva­mente intervenuto nelle cavolate di mio fratello”. Il suo è stato un vero e proprio show in aula perché dopo dopo una lunghissima deposizione che ha lasciato di sasso tutta l’aula perché in realtà nessuno ha ben capito se abbia ammesso o meno di aver partecipato all’omicidio. Ma le dichiarazioni di Ciro Mariano sono state viste più come un segnale sibillino nei confronti del fratello Marco pentito. Il processo per l’omicidio di Giuseppe Campagna avvenuto nel 1990 e che segnò la fase cruciale dello scontro con i Di Biase “Faiano” riprenderà a fine gennaio.


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