La pressione di tre clan sui titolari di Re Bingo Pompei. I Cesarano di Ponte Persica, i Loreto Ridosso e il figlio del boss Franchino Matrone, Michele fecero pressioni sui fratelli Moxedano. Una confederazione per costringere i titolari della sala Bingo di via Plinio a versare tangenti mensili e a servirsi delle ditte di pulizie dei Loreto-Ridosso. E’ questo quanto emerge dall’inchiesta che stamattina ha portato all’arresto di 16 persone. L’estorsione ai Moxedano passerà alla Dda di Napoli che in questi mesi ha lavorato in collaborazione con l’antimafia salernitana, ad annunciarlo il sostituto procuratore della Dda di Salerno, Giancarlo Russo, titolare dell’indagine, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamattina.
I fatti accertati tra il 2013 e il 2014 potrebbero diventare un fascicolo singolo. Nel frattempo, i reggenti del clan Cesarano di Ponte Persica, Luigi Di Martino ‘o profeta, Nicola Esposito ‘o mostro, insieme a Giovanni Cesarano, alias Nicola e Fiorentino Di Maio, ‘o castelluono, sono stati arrestati (Di Maio è irreperibile) per estorsione aggravata dall’intimidazione mafiosa. Era a loro che i fratelli Moxedano di Napoli, furono costretti a consegnare il 5 di ogni mese la somma di 3500 euro, fino a circa 42mila euro. “Noi siamo nella zona, siamo i compagni di Pompei, ci devi dare qualcosa per i carcerati”. Una richiesta esplicita quella dei Cesarano che fu assecondata dai fratelli di Marano. Ma il pizzo mensile, nel corso del tempo, quasi come fosse soggetto ad aggiornamenti fu elevato. Si passò dai 3500 ai 5000 euro mensili, a suon di minacce e di pestaggi. L’aumento del ‘canone’ del pizzo avvenne quando Nicola Esposito, nel 2014, fu arrestato. A sostituirlo nella reggenza del clan arrivò Gigino ‘o profeta, Di Martino. In quel periodo, Di Martino era alleato con Michele Matrone, figlio del più noto Franchino ‘a belva. Pietro Palomba, il titolare del Bingo di Scafati, vittima anch’egli delle richieste estorsive del clan, fu avvicinato da Fiorentino Di Maio che pretese un incontro con i Moxedano di Napoli. Palomba forniva ai colleghi l’assistenza per le slot machine e quindi li conosceva bene.
Nel 2014, dunque, cambiando gli assetti criminali e la reggenza nei Cesarano, i fratelli Moxedano furono costretti a versare 5mila euro ogni mese a Di Martino, per il tramite di Giovanni Cesarano, detto Nicola, ritenuto uno dei vertici della cosca di Ponte Persica. “Sono cambiate le cose da oggi in poi si pagano 5mila euro” dissero ad uno dei titolari della sala Bingo.
E così ogni giorno 5 del mese, tra le 18 e le 18,30, un emissario del gruppo si recava a riscuotere la tangente. Ma nel giugno del 2016 quando gli inquirenti convocarono i fratelli Moxedano per chiedere conto e ragione di quanto stava accadendo, questi interruppero i pagamenti. Una decisione che non fu ‘apprezzata’ dagli uomini di Ponte Persica. E così scattò la ritorsione. Il giorno in cui era previsto il pagamento i Cesarano fecero una spedizione punitiva nel parcheggio del Re Bingo, quattro uomini in sella a due scooter, con i volti coperti dai caschi e armati di mazze puntarono il parcheggiatore e lo pestarono selvaggiamente. “Adesso vaglielo a dire ai Moxedano” urlarono prima di allontanarsi dall’area di sosta. A quel punto fu chiaro che Di Martino e Giovanni Cesarano erano disposti a passare alle maniere forti.
Rosaria Federico
(nella foto da sinistra il boss Luigi Di Martino, giggino ‘o profeta, il pentito Alfonso Loreto e l’imprenditore Mario Moxedano)