“Ettore Bosti fa parte della famiglia Contini, ma non del clan. Lui era semplicemente il promotore di se stesso. Del resto il suo unico pensiero è sempre stato il denaro”. Così in sintesi ha cercato di usare la mano leggere nei confronti del genero, il boss pentito Mario Lo Russo, uno dei fratelli “Capitoni” di Miano. Lo ha fatto ieri al processo che si sta celebrando contro la potente cosca dei Contini parlando del clan fondatore della famosa Alleanza di Secondigliano e di Ettoruccio ‘o russo figlio del super boss Patrizio cognato di Eduardo Contini ‘o romano e Francesco Mallardo. Come riporta Il Roma, Mario Lo Russo ha spiegato gli affari della cosca del Vasto-Arenaccia: “I Contini – ha spiegato – hanno sempre fatto affari con la droga, fin dagli anni Ottanta. Con noi del clan Lo Russo il collegamento si era creato già ai tempi dell’Alleanza di Secondigliano. Poi, intorno al 1991, ci hanno allontanati per un breve periodo. Ma in seguito, sotto la guida di mio fratello Giuseppe, siamo tornati in corsa. Dal 1998 in avanti i rapporti con i Contini non solo sono tornati a essere buoni, ma soprattutto non si sono mai più interrotti. Tra i nostri gruppi la collaborazione era massima. Insieme abbiamo fatto omicidi, racket, droga. A volte nelle stesse zone, a volte no. I loro killer si spostavano all’occorrenza a Secondigliano e viceversa i nostri. Insomma, ci aiutavamo a vicenda. Mio genero, alla luce del suo pessimo carattere, non era sopportato da nessuno. Di fatto curava solo i propri interessi, era il promotore di se stesso e basta. La droga che comprava andava nelle piazze di mezza Napoli. Si buttava su tutto, anche su piccole quote da mezzo chilo. Per lui i soldi venivano prima di ogni cosa. Quando non ero fornito mi rivolgevo a lui. E lui rispondeva con sicurezza “mi sta arrivando”, segno della sua autonomia rispetto al clan”. Il pentito ha poi spiegato la vicenda della contrapposizione con il genero che lo accusò di avergli “sottratto 180mila euro di erba. Droga che, stando a quanto rifer to da Lo Russo, gli sarebbe stata consegnata da Antonio Grasso: “Si trattava di una partita acquistata con il sistema delle quote e mi consegnò quella spettante a Ettore Bosti, che però nel frattempo era finito in manette. Quell’“erba” l’ho fatta vendere da alcuni pusher e, una volta tornato in libertà, mi accusò di averlo derubato. Convinse persino mia figlia del fatto che io fossi un ladro”.
(nella fono da sinistra il boss pentito, Mario Lo Russo dei “Capitoni” di Miano, poi i tre fondatori dell’Alleanza di Secondigliano: Eduardo Contini ‘o romano, Francesco Mallardo, Patrizio Bosti e il figlio Ettore, ettoruccio ‘o russ)
